Nella recente crisi di governo inglese, una delle più lucide ‘voci’ sulla singolare anomalia della situazione politica dell’adesso ex Primo Ministro Boris Johnson è arrivata proprio da un membro dello Staff che lavora ancora oggi al numero 10 di Downing Street, a Londra.

Un “insider” dall’identità molto chiara, che non ha lesinato critiche e battute al vetriolo all’ex capo del governo britannico dall’interno della sua residenza. È vero, sono state molte le personalità del partito conservatore a schierarsi apertamente contro Johnson, eppure questo commentatore ha ottenuto grande rispetto dai media in quanto considerato come “indipendente” da tutto l’arco parlamentare vista la sua funzione di public servant, ovvero di dipendente governativo che gli garantiva una sorta di libertà di pensiero rispetto ai convulsi e talora perfino penosi avvenimenti che hanno segnato la fine di Boris Johnson alla guida della Gran Bretagna.

Ma chi è, dunque, questa figura di spicco che ha fortemente influenzato l’opinione pubblica del Regno Unito come pochi altri? Mr. Larry (non ha cognome) è seguito da oltre 630.000 persone e le sue parole sono pesate come macigni quando il 7 luglio scorso si è offerto su Twitter di diventare caretaker prime minister ovvero qualcosa di analogo alla funzione di Primo Ministro pro tempore in attesa che i Tory scegliessero il successore di Boris Johnson.

In apparenza nulla di strano: altri politici hanno offerto la stessa disponibilità come l’ex cancelliere dello scacchiere Rishi Sunak suscitando peraltro minore sorpresa e clamore rispetto all’annuncio di Larry. La questione è che questo contendente alla guida del governo è un gattone bianco e grigio a pelo lungo e la sua funzione pubblica è quella di “capo acchiappa topi” della residenza del primo ministro. Quando qualcuno ha insinuato che Larry “appartenesse” a Boris Johnson, il suo staff social ha chiarito immediatamente sdegnato che il famoso felino non fosse “il gatto di Boris Johnson” e che mentre Johnson era solo un inquilino “temporaneo” di Downing Street, lui lo fosse in forma permanente e che – sì davvero – si trattava di una situazione molto “imbarazzante” per lui.

Insomma, su Twitter scopriamo che il gatto di Downing Street (peraltro immortalato in molte attività di caccia al piccione fuori dalla celebre porta del numero 10) era critico nei confronti del governo al punto che il suo celebre tweet sulla Ministra che mostrava il dito medio al pubblico ottenesse oltre 30.000 like e migliaia di retweet grazie alla caption, ovvero alla frase esplicativa dell’immagine “avete già visto questa foto del Ministro Andrea Jenkyns che utilizzava il dito medio mostrandolo al pubblico. Posso rivelare che non stesse insultando i suoi detrattori, ma solo confermare il numero di settimane che, eventualmente, la vedranno al potere”.

Insomma, un gatto intelligente, saggio e pieno di humour che molti fan vorrebbero vedere formare un governo suo, visto che quando gli 11 contendenti al posto di primo ministro hanno espresso il loro programma, Larry ha immediatamente illustrato una sua agenda politica condivisa in maniera bipartisan da tutti i felini residenti nelle isole britanniche e – probabilmente – in quello che resta dell’intero Commonwealth domandando a gran voce chiarezza rispetto tematiche come “quanti croccantini spettano ad un gatto in un’ora; servire un altro pasto tra la colazione e il brunch; il numero minimo di grattini sul pancino”.

Qualcuno, però, ha notato che l’intervento a “zampa tesa” nell’agone politico non sia così disinteressato da parte di Larry, in quanto una dei candidati, quella favorita dai bookmaker che, quando leggerete questo articolo potrebbe essersi già installata a Downing Street, Penny Mordaunt, possiede ben quattro gatti burmesi (parenti dei più noti e diffusi gatti siamesi) che potrebbero dare del filo da torcere al working class gatto senza pedigree. Larry sembra non essere rimasto “impressionato” e ha affidato a Twitter un comunicato molto stringato: “Gatto soriano che ha già visto tre primi ministri, attende il quarto inquilino di Downing Street”.

Insomma, se un’agenzia di stampa rispettabile e affidabile come France Press diffonde un intero dispaccio sull’eventuale crisi di relazione tra quattro gatti di razza e un gatto proletario entrato nei gangli del potere britannico, significa che Larry non solo è diventato famoso e amato, ma è una delle personalità più rispettate dell’entourage politico del ventunesimo secolo a Londra. Del resto Larry non è il primo gatto al potere in Gran Bretagna: Smokey, ad esempio, il felino beneamato di Churchill, era l’unico essere vivente (a due o a quattro zampe) cui era consentito di trascorrere il tempo con il Primo Ministro nei bunker del governo sotto i bombardamenti nazisti delle V2.

Larry, però, in compenso, è il primo ad utilizzare i Social Media per stabilire una propria reputazione e un proprio sguardo ironico e asciutto nei confronti del circo della politica britannica di inizio ventunesimo secolo. Più seriamente non si sa chi ci sia dietro l’account di Larry, gatto realmente esistente, cui il suo Social Media Manager ha creato una personalità, una visione politica e una dimensione perfino esistenziale, eppure – e questo è l’elemento da registrare – un personaggio vero è stato trasformato in una specie di leggenda mediatica da parte di un acuto osservatore della politica.

Quello di Larry non è l’unico account di fantasia legato alla politica mondiale e – da sempre – l’umanità ha usato l’arma dell’ironia e della satira per prendersi gioco delle situazioni correnti. L’intera tragedia greca, nonché commedie come Le nuvole di Aristofane costituiscono uno spunto di riflessione e una critica democratica costante alla vita della polis. Insomma, la tradizione che precede Larry è lunga e nobile, la differenza la fanno i Social Media che amano l’idea di un gatto saggio all’interno di un palazzo pieno di folli e lestofanti senza scrupoli.

Una celebrità a quattro zampe che è diventato una figura di riferimento per gli amanti dei gatti, per i commentatori politici, per i nerd in generale, ma che al tempo stesso sappiamo essere un personaggio di finzione ed eppure ci appassiona con i suoi commenti intelligenti e le sue osservazioni sagaci. In questo senso è interessante notare come il mondo dei Social Media non abbia solo connotazioni di realismo, anzi. Spesso, ed è forse questo elemento ad attrarci come e più di altri, offre possibilità per fantasie remote di ogni genere aiutate dall’algoritmo che – profilandoci – ci porta ad incontrare le storie e gli account che ci interessano di più.

E poi c’è un elemento demografico di cui tenere conto e che rende un account legato ad un animale più interessante di quello legati ad altri. Perché? 13 milioni di famiglie (il 45% delle famiglie del Regno Unito) possiede un animale domestico: 5 milioni di famiglie possiedono un gatto, 6,6 milioni di famiglie possiedono un cane. Risulta, dunque, evidente che un gattone politico ha già un’audience possibile di riferimento. Certo, è evidente che il gatto viveva per conto suo e che è stato qualcuno a sceglierlo come possibile personaggio in virtù di un evidente simpatia spontanea, eppure non si tratta solo di questo.

Nel gioco politico non solo in Gran Bretagna si sente la necessità di satira e humour così come in Italia su Twitter troviamo account parodia di tutti i principali politici attivi sulla scena. Mentre per questi è facile capire che si tratti di parodie ‘indirizzate’ anche ideologicamente, la personalità reale e la funzione concreta del gatto gli danno una marcia in più per divertire il pubblico, ma anche offrire perle di saggezza che non arrivano da altre parti.

C’è solo da augurarsi che Larry mantenga la sua funzione di acchiappatopi a lungo e non sia travolto da scandali. Questa epoca ci mette tutti a dura prova, ma non chiedeteci, per favore, di sopportare anche un gatto corrotto con scatolette e grattini e lasciateci credere, almeno ancora un po’, alla sua indipendenza di vedute e alla sua simpatica lungimiranza.