Il primo Benvenuti a Zombieland (2009) era una fresca variazione sul tema zombie, con un cast che allora, sebbene non ancora di rilievo, prometteva molto bene e autoironico abbastanza da non prendersi troppo sul serio. C’erano Jesse Eisenberg prima di The Social Network, Woody Harrelson prima di True Detective e Emma Stone prima di Birdman, The Amazing Spider-Man e La La land.

Lo stesso team, oggi dream team per qualsivoglia produzione, torna con Zombieland – Doppio colpo, dal Ruben Fleischer che, nel frattempo, si è fatto notare solo in negativo per la regia di Venom, clone, anzi, simbionte stantio del filone supereroistico.

È nel DNA di questo sequel, dunque, riproporre una formula vincente dieci anni dopo, in un contesto che, seppur invariato, ha visto sorgere (nel 2010) e tramontare (recentemente, senza ancora concludersi) il fenomeno The Walking Dead. Piacevole quindi l’effetto rimpatriata: ritroviamo a schermo tre attori cresciuti e maturati, divenuti ormai giganti nel proprio settore, con la sola eccezione di Abigail Breslin che, infatti, la trama non esita a mettere in secondo piano per buona parte del film.

Eppure, esattamente come in una rimpatriata tardiva, l’allegria è smorzata da un percepibile imbarazzo, lo stridere di un meccanismo inceppato, o magari invecchiato e arrugginito. Zombieland – Doppio colpo fa sorridere, ma non è all’altezza del suo predecessore e, benché si impegni a imitarlo in tutto e per tutto (azione grottesca, voce narrante, didascalie a schermo), gli manca la qualità più importante: la spontaneità.

Forse, fosse arrivato con un paio d’anni in anticipo, in concomitanza con l’apice e successiva discesa dello zombie movie, o il prossimo anno, sull’onda lunga del videogioco-evento The Last of Us Part II (altro sequel attesissimo dall’esordio nel 2013), avrebbe avuto un pizzico di carica satirica in più. Così, a pochi mesi dal simile (e migliore) I morti non muoiono, l’idea è poco più che piacevole e i suoi dieci anni di età si sentono tutti.