Dalla Russia con furore. Capace di incassare in patria più del Signore degli anelli con i precedenti I guardiani della notte e I guardiani del giorno (usciti senza troppo impressionare anche in Italia), il kazako Timur Bekmambetov esordisce ad Hollywood portando sullo schermo il fumetto di Mark Millar e J.G. Jones, Wanted, adrenalinico e - almeno sulla carta - immorale racconto di (tras)formazione che vede protagonista un giovane impiegato (un convincente McAvoy), vessato e frustrato sul lavoro, tradito regolarmente dalla fidanzata e senza nessuna prospettiva per un domani migliore: avvicinato da una misteriosa (e avvenente) assassina (Jolie), membro di una Confraternita che da circa un millennio si prodiga per eliminare tutti coloro i quali turbano un equilibrio superiore, viene brutalmente coinvolto in una sparatoria, poi progressivamente addestrato per diventare uno spietato killer. Ma ben presto capirà che il capo della Confraternita ha iniziato a manipolare i responsi del telaio, vera e propria macchina del fato che da secoli fornisce i nominativi dei bersagli attraverso le trame di un tessuto.
"Uccidine uno per salvarne mille": slogan che sarebbe piaciuto probabilmente alle BR e che, nelle mani del visionario Bekmambetov - regista che si conferma discreto "tessitore" di immagini ad alto tasso di spettacolarità - sintetizza sin da subito l'alterazione del percorso intrapreso dal film rispetto al fumetto d'origine, dove gli abili assassini sono semplicemente dei "supercriminali" che, anni prima, hanno eliminato dalla faccia della terra tutti i supereroi rimuovendo poi il ricordo della vicenda da ogni essere umano. L'inevitabile deriva "ecologica" del film, minacciata dalle mire individuali di Morgan Freeman (deciso a sovvertire il destino che il telaio ha decretato per lui), poi sfociante in un apoteosi di buonismo facilmente ipotizzabile ad un'ora dalla fine, ingabbia il lavoro di Bekmambetov, riducendolo a poco più di un banalissimo action, comunque supportato da un'innegabile ricercatezza per la migliore commistione possibile fra ritmo del racconto ed esplosività delle immagini.