Non c'è molto di segreto nel Viaggio segreto di Leo Ferri, che chiude sottochiave le confessioni altrui - è uno psicanalista amante degli acquari e dei suoi pesciolini ha scoperto come coglierne gli umori - ma stenta a trattenere la sua, pur terribile perché si tratta di un omicidio in famiglia con il contorno poco edificante di un presunto morboso incesto con la sorella. Comunque, il viaggio del protagonista, che è Alessio Boni sempre con occhi sul limitare della lacrima, c'è e si dipana con mistero e suggestione da Roma alla natia Sicilia, ove il fattaccio ebbe luogo in una bella villa di campagna, ora in vendita. Cosa spinge Leo a riprendere questi contatti perduti, cosa spinge l'inafferrabile sorella di Leo, Ale (Valeria Solarino), a spingere appunto il fratello a scendere verso il luogo del delitto e della colpa, là dove tutto ebbe origine e tutto dovrà essere possibilmente spiegato? Sono pulsioni "segrete" messe in moto dal passato che riaffiora, da un pittore (Emir Kusturica) che vuole la villa purificata dal dolore per offrirla ad Ale come regalo di imminenti nozze, sono anche semplici interessi locali, quelli di Anna (Donatella Finocchiaro) che cura la mediazione della vendita e sarà lei ad acquistare il cuore di Leo. Il film di Roberto Andò, molto liberamente tratto dal romanzo dell'irlandese Josephine Hart Ricostruzioni (scrittrice di rango, originale e suggestiva intenditrice di torbidezze umane), che funge più da spunto narrativo che da copione, è un film di atmosfere letterarie, a principiare dalle battute della stessa sceneggiatura, sfumata molto sulle azioni per lasciar spazio alle emozioni, alle reazioni con le quali personaggi vivi e presenti fronteggiano quelli morti e passati. Al centro, lo sparo che taglia la vita di una madre peccatrice, possessiva e nevrotica (Claudia Gerini), condanna un innocente, traumatizza due ragazzini, getta un cupo alone su quella casa, divenuta un teatro della memoria per pochi spettatori. Lo stile di Andò è quello della riflessione, del ricordo affiorato, del non detto, del cenno estatico, dell'episodio illuminante, con qualche immagine efficace e qualcuna di troppo. Il tutto sotto il sole della sua Sicilia, che lui conosce benissimo nelle atmosfere, nelle luci, nei rumori, nei sussurri, nell'immobilità del meriggio: sono l'aspetto più rilevante di un film discontinuo e volubile.