Probabilmente ha ragione quel critico americano che ha paragonato Vi presento i nostri - terzo atto della faida familiare suocero contro genero, De Niro contro Stiller - a un paio di scarpe vecchie: non avranno nulla di nuovo, non luccicheranno, ma sono comunque comode e familiari. D'altra parte la sensazione di essere membri di casa Fotter, di sedere a tavola con loro e partecipare a beghe, risse, sotterfugi e amenità è il privilegio negato a chi non conosca i suoi trascorsi: il limite di molti franchise. Questo pareva già logoro al secondo episodio. Non lo era. E' probabile che lo diventi nel caso di un quarto. Non avrebbe molto altro da dire. Quello che restava si doveva consumare qui, perché Vi presento i nostri spinge verso il basso la clessidra biografica di Greg Focker (Stiller) e Jack Byrnes (De Niro), ai limiti di uno spunto narrativo difficilmente riutilizzabile: sono invecchiati i suoi protagonisti, e a maturazione definitiva sono arrivati pure i problemi che devono affrontare.
Lontani i tempi in cui l'imberbe Greg doveva entrare nelle grazie del padre della futura sposa (Teri Polo), e distanti anche quelli in cui i due clan legati dal destino ma divisi dal resto - i Fotter e i Byrnes - si facevano guerra senza esclusione di colpi: ora i rapporti, giocoforza, si sono pacificati, e Greg deve badare alla sua di famiglia, con i due gemellini che crescono, le spese che lievitano, le responsabilità che si assommano - dalla casa al lavoro. Preoccupazioni di una famiglia avviata, normale. Peccato che quella dei Fotter non sarà mai una famiglia normale fino a quando resterà il vecchio Jack a vigilare, attento a che la nave non perda la rotta che i Byrnes hanno seguito per generazioni. Ma gli anni passano per tutti, e l'inflessibile patriarca deve preoccuparsi (complice un colpetto apoplettico) di assicurare una continuità: designa perciò Greg futuro "padrino" del clan, sempre che l'imbranato genero dimostri di saper meritare il ruolo.
Insomma, gira e rigira, la formula della saga ruota ancora attorno alla prova del fuoco che il povero Stiller dovrà superare per compiacere l'ingombrante suocero. La comicità pure stavolta è frutto di capitomboli ed equivoci seminati per strada, e della presenza scenica di due protagonisti ritrovati: De Niro non lo vedevamo così in forma dai tempi del primo episodio, ormai dieci anni fa. Stiller è addirittura maturato, avendo perfezionato il suo proverbiale understatement fino al punto da non avere più bisogno di deformazioni fisiognomiche e gag paradossali per strappare una risata. Il loro affiatamento è fondamentale alla riuscita di Vi presento i nostri, ma l'arma in più del film - che Paul Weitz (About a Boy) dirige diligentemente - è l'azzeccato cast di contorno: gli ispirati Owen Wilson e Dustin Hoffman, Barbra Streisand e Jessica Alba (più camei di Harvey Keitel e Laura Dern) trasformano il proverbiale gioco a due in una esilarante corale. A riprova che uno spartito ingiallito - e dalle trovate non certo originali (il riciclaggio, del resto, è una strategia discorsiva apertamente dichiarata dal film: si veda il finale con citazione da Lo squalo) - può ancora esprimere un suono gradevole se eseguito dagli interpreti giusti. Almeno per questa volta.