Il testo completo sul numero di dicembre della Rivista del Cinematografo


Ridley Scott e Russell Crowe di nuovo insieme, a sei anni dal Gladiatore. Non più sul campo di battaglia, ma sotto il sole della Provenza, a degustare calici importanti e ritmi di vita placidi. Il titolo originale è eloquente, A Good Year: un buon anno, e Un'ottima annata. Gettata l'armatura di Massimo, Crowe non ha tuttavia perso in tempra, determinazione e cinismo nei panni del broker Max Skinner ("scuoiatore"), signore incontrastato della Borsa londinese. Ma il successo non gli ha portato felicità: è egoista, arido, auto-recluso in una gabbia dorata e asettica. Per fortuna, si riaffaccia il passato: lo zio Henry (il veterano Albert Finney, chapeau), un bon vivant da cui era stato educato alla Vita, muore, lasciandogli in eredità il castello con annessa vigna in Provenza. E' questo l'incipit di Un'ottima annata, che non è una commedia sentimentale, ma di formazione o, meglio, di seconda formazione. Liberamente tratto dal romanzo d'atmosfera di Peter Mayle,Un'ottima annata è film d'occasione, quella per Scott e Crowe di tornare a lavorare insieme. Ma non è strumentale: entrambi si trovano a proprio agio sui registri della commedia, si destreggiano tra i tempi comici e si prendono qualche soddisfazione in nome dei trascorsi guerreschi. Anche la fisicità di Crowe non è sacrificata, ma riadattata in chiave slapstick contemporanea. Gli attori devono essersi divertiti, e analogo destino attende gli spettatori, sbattuti con sagacia tra i palazzi di vetro e le stanze dei bottoni finanziari di Londra e le mura scrostate-chic della dimora provenzale, che qui il grande schermo sa proporre quali dolori e gioie di ogni media esistenza. Un buon anno, se non una buona vita, è alla portata di tutti - questo il messaggio ottimista e insieme ricattatorio del film - basta prendere lezioni. Che di fronte a un buon rosso pare una prospettiva allettante e pure più accessibile, Max/Russell docet. E pazienza se non tutti hanno una segretaria affidabile e fedele quale Gemma (Archie Panjabi), uno zio saggio e ricco, un amico scaltro immobiliarista (Tom Hollander) e la possibilità di regalare alla donna amata (la solare Marion Cotillard) una tela inestimabile, Puntando sulla semplicità e sull'otium, si sconfessa lo spettro della parabola per happy few, a uso e consumo del mercato globale. Dunque, l'uscita in sala è sotto Natale e il successo quasi ipotecato. E non demeritato: Crowe funziona, la regia di Scott è fresca e disinvolta, il contesto ameno e il lascito morale. Qualità non facilmente riscontrabili in analoghe produzioni mainstream, ma il sodalizio tra l'attore pluricandidato agli Oscar e il regista di Blade Runner è profondo e indifferente al genere cinematografico. In ogni caso, garanzia di "A Good Movie".