Nel prologo un grassone di esagerate fattezze, mentre fa una doccia, si attira gli sberleffi dei compagni che  non perdono occasione per mettere a segno qualche colpo di bullismo. Si tratta di Bob Stone, indifeso e timido  studente che subito dopo nella palestra assiste alla proclamazione del vincitore del miglior alunno dell’anno 1996. Che come per il precedente è Calvin Joynes, indicato da preside come il figlio che avrebbe voluto avere.  Venti anni dopo, nel 2016, Calvin risponde in modo avventato alla richiesta di amicizia che Bob gli invia.  E’ l’inizio di un rapporto contrastato e tumultuoso…

Sembra che nel cinema americano molta e talvolta noiosa serialità si alterni con varietà e confusione di generi. Questo Central Intelligence (titolo originale), diretto da Rawson Marshall Thurber, si caratterizza per riuscire ad accumulare varie suggestioni, e a non farne prevalere una in modo esplicito. Ad un inizio in zona American Pie si affianca il recupero dei due protagonisti ora cresciuti ma da subito schierati sullo stereotipo degli opposti: alto, grosso, massiccio Bob; piccolo, chiuso, introverso Calvin. Insomma due caratteri destinati a dividersi e a litigare fino a che gli equivoci non si chiariranno. Perché succede che Calvin nella vita fa il semplice contabile forense e Bob irrompe invece nella sua vita con un ruolo misterioso e irruento. Inutile aggiungere che dopo innumerevoli peripezie i due sono destinati  a diventare amici: ed ecco un altro "genere" che si aggiunge ai precedenti, l’amicizia come via per la soluzione dei problemi.

Anche se in qualche momento il copione indulge a un certa "abbondanza" narrativa e il dialogo ha passaggi un po’ logorroici (Kevin Hart rifà troppo Will Smith...), l’equilibrio della coppia appare efficace e l’ironia interviene a smorzare possibili ripetizioni. Il taglio "all american"  è certificato dalle numerose citazioni di altri film, che intervengono a sottolineare momenti di dialogo delicati e rischiosi (anche sui "neri" e sui "gay"). Insomma ne esce una commedia a briglia sciolta, modernamente confusa e brillantemente sgangherata. Nella quale fa bella figura Dwayne Johnson, più che mai pronto ad essere un "gigante" buono e tuttofare.