E' sempre un cinema di "separazione" quello del messicano Rodrigo Plá, svelatosi al mondo nel 2007 grazie a La zona, presentato alle Giornate degli Autori. Otto anni e due film dopo (Desierto adentro, La demora), il regista è tornato a Venezia (nel 2015) per inaugurare la sezione Orizzonti con Un monstruo de mil cabezas, letteralmente "un mostro dalle mille teste": è quello che tenta di combattere Sonia Bonet (Jana Raluy), disperata donna di mezza età ormai disposta a tutto pur di garantire la giusta cura al marito malato di tumore. La malasanità è il "mostro", entità regolata da inefficienza e corruzione, orientata solamente al profitto e capace di arricchirsi sulla pelle delle persone comuni.

Il regista Rodrigo Plá
Il regista Rodrigo Plá
Il regista Rodrigo Plá
Il regista Rodrigo Plá

La "separazione" sociale che Rodrigo Plá continua a raccontare attraverso gli stilemi propri del thriller, porta stavolta alla realizzazione di un serratissimo (e distorto) "abduction-movie", un film in cui la "vittima" si trasforma in sequestratore: pistola in pugno, Sonia non vuole far male a nessuno ma pretende che finalmente qualcuno dia ascolto alla sua legittima (ma ormai disperata) richiesta. Naturalmente, la situazione è destinata a precipitare.

Forte di una costruzione "a rimando" - spesso alcune situazioni si ripetono per introdurre il punto di vista di nuovi personaggi - il film in soli 75' riesce a circoscrivere il dramma che caratterizza ormai la vita di numerose persone: l'impossibilità di difendere i propri diritti, finendo per ricorrere a reazioni spropositate, autolesioniste, pur di tentare di smuovere le coscienze di chi, in modo reiterato e irresponsabile, detiene il controllo delle vite altrui.

Ma arrivare a tagliare tutte le mille teste del mostro è purtroppo impossibile.