Di semi-esordi così se ne vedono pochi. Il secondo film di Debra Granik impressiona per l'inflessibile controllo della messa in scena, l'assoluta credibilità del ritratto di un'America così arretrata da far pensare all'incubo di una mente distorta. In un remoto angolo di Missouri dimenticato da Dio, una diciassettenne temprata dalla crudeltà di un ambiente a dir poco ostile, s'imbarca nella ricerca del padre, un poco di buono misteriosamente scomparso. E' in gioco la confisca della casa che offre un pur miserabile rifugio ai due fratellini dei quali si prende cura dopo l'arresto per droga della madre. Parenti e conoscenti, vincolati a un inflessibile codice del silenzio, reagiscono con astio o crudele violenza alle sue ostinate richieste di aiuto. Al feroce naturalismo del soggetto fa da contrappeso una scrittura che sorprende per consapevolezza progettuale. L'esigente coerenza dell'insieme, la proibitiva ambientazione invernale, la convincente rappresentazione di un microcosmo indurito dalle costrizioni di un'ardua sopravvivenza, collocano l'impresa tra le più rischiose degli ultimi anni. Quanto basta per affermare, senza dubbi e mezze misure, l'indiscutibile talento di tutti i partecipanti, in primis la rivelazione assoluta Jennifer Lawrence.