India, prima metà del XX secolo. Sullo sfondo dei drammatici eventi che condurranno il subcontinente indiano a scrollarsi di dosso il giogo del dominio inglese, si dipana la storia di Vinayak, un uomo ossessionato sin da bambino dalla leggenda del tesoro di famiglia nascosto nell’avita dimora di Tumbbad, sopra il quale veglia una bisnonna mostruosa vittima di una tremenda maledizione.

Col passare degli anni, Vinayak riesce a individuare l’ubicazione del tesoro, ma l’orribile segreto che si cela dietro l’origine dell’oro e la fame insaziabile di ricchezza finiranno col travolgere più di una generazione.

La fiaba nerissima, con punte horror, di Rahi Anil Barve e Adesh Prasad apre la Settimana Internazionale della Critica a Venezia 75, attingendo a piene mani nella religiosità e nella tradizione favolistica indù per realizzare un apologo neanche troppo velato contro l’avidità umana che soffoca qualsiasi affetto familiare.

Peccato però che tutto venga spiattellato in faccia allo spettatore senza lasciare spiragli all’immaginazione, soprattutto a livello visivo, e il numero sovrabbondante di effetti speciali da fumettone d’avventura non aiuta a risollevare la piatta prevedibilità dell’intreccio.