In cucina, si sa, le temperature si alzano e, almeno al cinema, si accendono le passioni oltre che i fornelli. In Sapori e dissapori di Scott Hicks tra Catherine Zeta Jones e Aaron Eckhart volavano baci e coltelli. In Il sapore del successo di John Wells, Bradley Cooper tra i tegami ritrovava sé stesso e non solo. Ormai si tratta di un filone ben rodato, che si focalizza sulla commedia romantica, spesso alla francese. Il capostipite in materia, anche se si parla di animazione, è Ratatouille di Brad Bird. Dai topolini alle storie d’amore il passo è stato breve.

In Tuesday Club – Il talismano della felicità siamo in Svezia, anche se i toni sono decisamente transalpini. Karen deve festeggiare quarant’anni di matrimonio. Tra banchetti, frizzi e lazzi, vede sul cellulare del marito qualche foto decisamente disdicevole. L’uomo per lo shock finisce in ospedale, per lei inizia la libertà. Esce con le amiche, si iscrive a un corso di cucina. E poi al fascino dello chef è difficile resistere, specialmente quando ha il volto di Peter Stormare, bad boy per definizione, presente anche nel bellissimo Fargo dei fratelli Coen. La regista Annika Appelin realizza un film leggero, che punta sul buonumore. Evita le sequenze strappalacrime, le trappole del genere, la musica sdolcinata, e si concentra sull’emancipazione femminile. Desperate Housewives? Casalinghe in cerca di una nuova partenza? Forse. Ma qualche sorriso genuino fa dimenticare ogni luogo comune.

 

Intanto splendidi piatti si susseguono, e tra la prima e la seconda portata, affiorano i problemi famigliari, le questioni irrisolte che si protraggono da decenni. La soluzione l’aveva già fornita Elizabeth Gilbert nel 2006, poi diventata un film di successo con Julia Roberts: Mangia, prega, ama. Karen si rifugia in gusti più accesi, non segue filosofie orientali come la Roberts a Bali, e di sicuro riscopre l’amore. E lo spettatore? Si gode un po’ di speranza nel futuro, si ristora con l’aria condizionata e si rifà il palato.

Appelin porta in scena anche il tema delle seconde possibilità. Karen, che non ha mai potuto esprimersi, nel suo essere repressa ora ha bisogno di rivivere la giovinezza. Attorno a lei gravitano una figlia quarantenne in crisi, lasciata dal fidanzato e legata più ai cavalli che alle persone. La salvezza è la sua vecchia compagna di liceo Monika, single per scelta, che riesce a farla uscire di casa. Karen è una donna moderna, finalmente si sente vera, ritagliandosi un suo spazio tra la maternità e un matrimonio in burrasca.

Tuesday Club – Il talismano della felicità non eccede, mantiene un suo equilibrio, e procede senza scossoni, beandosi anche di una festa canterina in un fienile. La sua protagonista si fa voler bene, e sembra l’altra faccia della medaglia (più scanzonata) di La persona peggiore del mondo di Joachim Trier. In quel caso eravamo in Danimarca, e Julie era una ragazza alla ricerca di una propria identità, sospesa tra storie sbagliate e momenti d’incertezza. Karen è una Julie molti anni dopo. A lustri di distanza condividono emozioni simili, sentimenti irrisolti, in un Nord Europa che sullo schermo si sta facendo sempre più accorato e ironico. Ma il vero brivido è stato quello di Ruben Östlund a Cannes, dove lo sferzante The Triangle of Sadness ha vinto la Palma d’Oro.