Torna dietro la macchina da presa sette anni dopo Zoolander, Ben Stiller. E lo fa con un film se possibile più divertente e al tempo stesso più "cattivo": non più la moda nel mirino del comico-regista, ma il suo stesso e impazzito mondo, sbeffeggiato in quello che forse ha di più "sacro", il war-movie. L'arma in più di un lavoro come Tropic Thunder – niente a che vedere con gli "spoof" tanto di moda oggi, dal "modello" Scary Movie al tremendo Disaster Movie – è proprio questa, la forzatura di un metacinema che sa trasformarsi poco a poco in qualcosa di altro, in grado di reggersi sulle proprie gambe e non solo su continui ed espliciti rimandi (comunque funzionali): ad essere messo in discussione è il dietro le quinte, le follie produttive, il contrasto tra reale (il veterano Nick Nolte, che alla fine getterà la maschera) e ricostruito, il vezzo di chi – calandosi troppo nella parte (come il Kirk Lazarus interpretato da Robert Downey Jr., star australiana devota al metodo tanto da sottoporsi ad un trattamento di pigmentazione per incarnare un sergente afroamericano…) – arriva a credere di aver combattuto, sofferto, ucciso veramente. Attenzione ai tre finti trailer in testa al film e alla performance di Tom Cruise: irresistibile.