Sì, la vita può cambiare in un attimo. Almeno, al cinema. Mollato dalla moglie perché inguaribilmente noioso (c'è da capirla), il professore di latino Raimund Gregorius (Jeremy Irons) tira a campare a Berna: compassato, metodico, scacchista nottetempo, fa sbadigliare. Ma la sveglia suona quando salva una giovane donna dal suicidio. Nel soprabito della ragazza, trova un biglietto del treno per Lisbona e un libro del medico rivoluzionario e filosofo Amadeu Prado. Raymund ne rimane conquistato, ci trova scritto quello che prova: in breve, parte per conoscerlo. Ma Amadeu è morto, deve accontentarsi della sorella e degli amici con cui il medico condivise back in the days l'opposizione alla dittatura di Salazar.
Cast all star europeo (Bruno Ganz, Melanie Laurent, Charlotte Rampling e, tanto per cambiare, zero italiani…), è Treno di notte per Lisbona, tratto dal bestseller di Pascal Mercier e diretto dal regista danese due volte Palma d'Oro (Pelle alla conquista del mondo, 1988; Con le migliori intenzioni, 1992) Bille August. Thriller psicologico sulla carta, ma farraginoso sullo schermo, il Treno va senza troppi scossoni su binari oliati ad hoc per un pubblico azzimato, borghese con velleità/reminescenze barricadere, d'essai ma non troppo. Buone interpretazioni (Irons splende di vecchiaia), dialoghi per le lunghe, alla ricerca dell'amor (proprio) perduto: fatevi sotto, previo caffettino…