Non lo vede più nessuno, George (Richard Gere). E' ormai l'uomo invisibile, ma non è un supereroe: è un senzatetto, un clochard, un senza fissa dimora. Un barbone, nonostante barba e capelli mooolto curati. S'è perso, s'è lasciato andare a New York, dove pure ha una figlia (Jena Malone) che di lui non vuol sapere niente. Infine, trova rifugio al Bellevue Hospital, il centro di assistenza per homeless più grande di Manhattan, e trova un altro come lui (Ben Vereen) con cui, forse, fare amicizia.

E' Time Out of Mind - in italiano Gli invisibili - diretto da Oren Moverman (Rampart, The Messenger). Non è nemmeno un brutto film, ma è inutile, non "funziona": irrealisticamente bello e curato, il barbone Gere si dà anche da fare nel disadattarsi, ma non è mai un misfit credibile, meglio, efficace. E così il film: ok vederlo sempre all'esterno con inquadrature dall'interno, “sporcato” da vetri e altri diaframmi, il nostro George, ok sommergerlo con il tappeto sonoro metropolitano, ma è tanto rumore stilistico per nulla. Non c'è evoluzione, solo tanta noia: beati gli ultimi se i primi li sapranno raccontare...