Tre registi, differenti per cultura e stile, uniti nel comune intento di raccontare frammenti di vita catturati all'interno di un treno che corre dalla Svizzera a Roma. Autori che praticano un cinema geograficamente distante, ma poeticamente affine, legati dal piacere di lavorare assieme mettendosi l'uno al servizio dell'altro. Ermanno Olmi, Abbas Kiarostami e Ken Loach hanno deciso per una volta di percorrere lo stesso viaggio, rinunciando al racconto di lungo respiro per costruire un mosaico che trova nell'amalgama delle diversità il suo senso compiuto. E' l'essenza di Tickets, opera che nulla ha a che fare con il film a episodi, attraversata da umori e temi condivisi che legano imprescindibilmente una parte all'altra. Il punto di incontro è lo stesso e risiede nel desiderio di mostrare gli esiti del confronto tra il singolo e la collettività. Un anziano professore si innamora in pochi istanti di una giovane segretaria incontrata durante una trasferta: il suo amore impossibile si trasforma in un gesto di solidarietà umana destinato a scaldargli il cuore. Un giovane obiettore di coscienza, vessato dalla vedova di un generale, ritrova la propria dignità nel sorriso di un'adolescente che proviene dal suo stesso paese di origine. Tre giovani tifosi scozzesi, in trasferta a Roma per una partita del Celtic, scoprono una coscienza politica che pensavano di non possedere. Storie appena accennate, eppure intense e vibranti per l'onda vitale che scuote il destino dei singoli obbligandoli a un sussulto interiore, a una trasformazione. Nessuno, giunto a destinazione, sarà come quando era partito. L'obiettore più cosciente di sé, la vedova finalmente consapevole della propria solitudine, la famiglia di albanesi che incrocia tutte e tre le storie sollevata dal dolore di anni passati in attesa di un riscatto, l'uomo maturo illuminato dalla riscoperta dei sentimenti, i giovani tifosi felici di una fratellanza viscerale prima che ideologica. Il viaggio si fa dunque collettivo. Impossibile ignorare chi percorre insieme a noi il cammino dell'esistenza, pena la solitudine o la perdita di sé. Tickets è, anche e soprattutto, un film sugli aspetti antitetici attraverso i quali si può manifestare il potere. Quello degli uomini e dei governi, rappresentati dall'aggressiva vedova del militare e dall'ottuso soldato che offende la famiglia albanese, e quello del singolo, chiamato con un gesto ad abbattere le ineguaglianze e ostacolare ogni forma di razzismo. Così nel suo farsi denuncia, supera l'abusata metafora del viaggio come specchio dell'esistenza per volgersi in parabola del vivere contemporaneo. Un vivere che nella condivisibile meditazione degli autori può fondarsi solo sull'accettazione, la comprensione e il rispetto dell'altro.