I pantaloni muccati ci sono e pure gli occhiali trash, non mancano nemmeno le inconfondibili mosse da tamarro, ma quel Jonny Groove che a Zelig esaltava la platea al grido di “Essiamonoi Essiamonoi!” al cinema non fa lo stesso effetto. Il paragone che nasce spontaneo per il primo film di Giovanni Vernia aka Jonny Groove è quello con Checco Zalone. Anche se Ti stimo fratello non eguaglia il livello del comico pugliese. E' il biopic di Vernia con la metafora dello sdoppiamento: Giovanni (Vernia), anonimo ingegnere genovese a Milano, ha un “gemello diverso”, Jonny, mina vagante con il pallino della discoteca. Il discotecaro, raccomandato dal padre maresciallo della Guardia di Finanza, deve fare l'esame per l'accesso all'Arma e piomba a casa del fratello scombinando la vita a lui e alla sua insopportabile fidanzata (Laude) figlia del suo capo (Storti). Jonny diventa la celebrità del Gilez e si innamora di Alice (Stella Egitto), cameriera/studentessa che piace anche a Giovanni. 
Vernia ci prova a raccontare l'Italia di oggi: proprietari di locali come Diego Abatantuono (perfetto) ce ne sono davvero nella Milano da bere. E i bauscia in doppio petto, maserati e villa con piscina “modello Cortina” (leggi “evasori”) come Bebo Storti li conosciamo bene. Per non parlare dei raccomandati che vanno avanti a colpi di Rolex. Ma è solo un riflesso dell'esperienza personale del comico genovese.
L'apice toccato con uno sketch di pochi minuti non regge un film e anche se di battute azzeccate ce ne sono, altrettanti sono i momenti di imbarazzante stupidità, troppa persino per Jonny Groove. Se il discotecaro del film non riesce a passare l'esame per entrare nella Finanza, Vernia qualche sorriso lo strappa, ma è rimandato a settembre, con la speranza di vedere sul grande schermo un po' più Giovanni e un po' meno Jonny.