Sin dalla citazione tipografica nel titolo l’ultimo film di Guido Chiesa vorrebbe affermare il suo spirito “rock”… Ma cosa c’è di rock in Ti presento Sofia, una commedia sentimentale di situazione che se non è “lenta”, non è nemmeno rock?

Potrebbe essere una power ballad senza molto “power”, piuttosto che qualcosa di travolgente ed energico. Un blues? Nemmeno, e anche se fosse il film segue le sue 12 misure senza troppe improvvisazioni e senza sconvolgere il prevedibile sviluppo (e scioglimento) degli eventi, concedendosi qualche abbellimento che strappa qualche risata nei punti dovuti.

Chiesa, che firma la sceneggiatura con Nicoletta Micheli e Giovanni Bognetti, manifesta l’intento di andare al di là dei cliché e in un certo senso ci riesce, ma solo se ci sembra ancora impossibile che un padre rinunci alla carriera per mettere la figlia al centro della propria vita e viceversa che una donna di figli non ne voglia sapere non solo per dedicarsi appieno al lavoro, ma anche perché i bambini non li può sopportare.

È questo il caso di Gabriele (Fabio De Luigi) e Mara (Micaela Ramazzotti). Lui padre divorziato, proprietario di un negozio di strumenti musicali ed ex musicista che ha abbandonato il sogno di sfondare nel rock per prendersi cura della figlia Sofia (Caterina Sbaraglia), una bambina di 9 anni che in camera insieme ai peluches ha i poster di Deborah Harry.

Lei fotografa affermata che viaggia in giro per il mondo, indipendente, single e senza nessun desiderio di maternità. Quando i due, amici ai tempi dell’università, si rincontrano dopo dieci anni si riaccende la scintilla. Unico problema la totale insofferenza di Mara per i bambini… e allora a Gabriele non resta che inoltrarsi in un pasticcio di bugie e sotterfugi per nascondere la presenza dell’una all’altra.

C’è la collaudata comicità alla De Luigi, che funziona su un personaggio che sembra scritto apposta per lui, e quella della Ramazzotti, brava come sempre. La giovane esordiente Caterina Sbaraglia è grintosa ma delude un po’, forse anche per il miscuglio non sempre coerente tra il cliché della bambina infantile, insopportabile e guastafeste e quello della bambina matura al di là dei suoi anni e un po’cinica che è chiamata a interpretare.

Penalizza il film una certa disattenzione ai dettagli (per esempio la rappresentazione sciatta e forzata della folla a un finto concerto degli Afterhours), che rischia in diversi punti di sfociare nel ridicolo.

Una nota a suo favore va al fatto che Ti presento Sofia non tenta di analizzare la scelta di Mara di non avere figli, senza fare riferimento né a un’infanzia infelice né a interpretazioni pseudo-psicanalitiche. Anzi dell’infanzia di Mara non ci viene detto molto, al massimo qualcosa si può intuire dal modo accorato in cui afferma che “i genitori sbagliano sempre” e in cui rimarca che una volta che i figli si fanno bisogna assumersi tutte le proprie responsabilità.