Kibera è lo slum di Nairobi, capitale del Kenya; i suoi bassifondi, dove vivono 500.000 persone in una distesa di baracche, che spaventa lo sguardo cercare di comprendere tutta. E qui, su invito della Fondazione Avsi, nel 2018 è arrivato Marco Martinelli, regista, drammaturgo, scrittore, pedagogo dallo sguardo attento e profondo, fondatore con la compagna di vita e d’arte Ermanna Montanari, attrice pluripremiata, del Teatro delle Albe di Ravenna; qui ha portato la sua non-scuola, pratica teatrale rivolta ai giovani che esiste dal 1991, da quando nelle scuole “non andavano a insegnare. Il teatro non si insegna. Andavamo a giocare, a imparare insieme”.

In swahili Kibera vuol dire selva. E proprio partendo da lì, incontrando la selva (oscura) per antonomasia, che ha preso i passi la messa in vita della Divina Commedia di Dante con un laboratorio teatrale e relativo spettacolo che ha coinvolto 150 bambini e adolescenti delle scuole locali, pennellando una nuova prospettiva del capolavoro dantesco in lingua inglese e swahili.

Intrecciando le riprese compiute durante quell’esperienza ad altre sequenze girate appositamente nello slum, si è compiuto un ulteriore atto alchemico e poetico che ha portato il teatro al cinema. Come già avvenuto per Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi, prima regia per il cinema di Marco Martinelli, riscrittura compiuta con Ermanna Montanari del loro spettacolo omonimo per il grande schermo, ecco la seconda incursione tra le immagini in movimento del regista e della compagnia ravennate.

Tre adolescenti di Nairobi offrono volto e voce a Dante, Virgilio e Beatrice: sono le guide che condurranno lo spettatore nel labirinto di Kibera. Prima però lo sguardo si fermerà su un piccolo volatile, che solitario si trova sul ramo di un albero, e volerà su quel cielo sopra la “selva”, ricordando e sembrando continuazione ideale delle immagini proiettate sul palco durante il Va pensiero, atto di resistenza civile che le Albe hanno tratto dall’opera di Giuseppe Verdi per denunciare e contrastare le mafie di ogni forma e grado.

Con quel battito d’ali planerà a più riprese lo sguardo del regista e nostro in questo viaggio a riveder le stelle, e ridare un rinnovato senso a quella parola amore, che comparirà lungo questo cammino tra baracche e povertà, permettendo a quei bambini e adolescenti, che rappresentano universalmente quelli di tutto il mondo, di uscire dall’Inferno dell’abuso e della privazione.

Vincitore con Fondazione Avsi del Premio al volontariato - Costruttori del Bene comune 2019 per la sezione “Cultura" conferito dal Senato della Repubblica, The Sky over Kibera prende i passi da lontano, da un percorso quasi inevitabile per Marco Martinelli: come raccontato nel libro Nel nome di Dante, la passione per il sapere, la cultura, la letteratura, Dante, nasce grazie al padre, Vincenzo, un uomo buono, che amava scherzare sempre. E l’eco di quel sorriso si avverte prendendo forma forse nel momento più bello e commovente di quest’opera da non perdere per la sua urgente necessità: attraversando le strade dello slum, di Kibera, mentre i versi di poeti come Majakovskij, Emily Dickinson, Raymond Mgeni sono pronunciati, urlati orgogliosamente da quell’orda di giovani dalle magliette gialle, mentre il contrabbasso di Daniele Roccato fa volare, compare Martinelli, che sorride in mezzo a loro, commosso da tanta bellezza.

“Che cos’è il Paradiso? Chi ci abita? Sono contadini? Zappano? Lo sanno che io pure ci verrò? E che si chiama Kibera il posto dove sto? Fa sempre bello, là? Portano scarpe nuove su nell’Eden? E non ci sgrideranno se avremo fame? O non diranno a Dio quanto siamo arrabbiati? E tutti quei redenti non rideranno di me?”, pronuncia lo sguardo dritto, rivolto alla macchina da presa, una bambina col grembiule.

Per info e contatti per poterlo vedere

www.teatrodellealbe.com