L’eponima matchmaker, organizzatrice di matrimoni, è Tooba Gondal, una della più celebri jihadiste britanniche, accusata di aver reclutato giovani donne perché sposassero membri dello Stato Islamico. A inquadrarla è Benedetta Argentieri, reporter e documentarista, in carnet I Am the Revolution (2019) e Our War (2016).

Fuori Concorso all’ultima Mostra di Venezia, dal 3 ottobre in programmazione a Roma e quindi Bologna (5/10), Milano (6/10), The Matchmaker è basato sulle interviste che la regista ha fatto a Tooba nel 2019 al campo profughi di Ain Issa, destinato a ospitare buona parte delle dodicimila donne, e bambini, appartenenti allo Stato Islamico e catturate dalla coalizione guidata dai curdi siriani all’indomani della finale battaglia di Baghuz Fawqani.

Qual è la storia, rivelata da Simon Cottee nel 2016 con l’articolo su Vice “How a British College Student Became an ISIS Matchamker”, di Tooba, che cattura la nostra attenzione con occhi neri, denti bianchissimi e sorriso ineffabile sotto l’hijab?

Appena ventenne, forte di una radicalizzazione online, lascia Londra e la facoltosa famiglia per raggiungere, è il marzo del 2015, la Siria e sotto il nome di battaglia di Umm Muthanna al-Britannia votarsi alla jihad con una foto postata su Twitter che la ritrae – ma a Argentieri nega fosse davvero lei – in burqa con l’AK-47 in pugno.

Provando a capire come una studentessa universitaria possa essersi trasformata in una delle più prolifiche e incisive propagandiste dell’Isis, che inneggiava agli attacchi terroristici di Parigi e incitava a “massacrare gli infedeli”, il documentario riflette sulla condizione delle donne in seno allo Stato Islamico, sgombrando il campo dagli stereotipi sulla sottomissione: non necessariamente  vittime, non ineluttabilmente ancelle, hanno avuto un ruolo attivo, sia formando battaglioni femminili che supervisionando il traffico di schiave yazide.

Tooba scansa questi addebiti, proiettando un’immagine di sé, calma, piacevole e moderata che contrasta nettamente con l’appassionata e brutale influencer dell’Isis che fu: quale verità? Non ci è dato sapere, ma il sospetto della diversione è sensibile: “Tutte le donne dell’Isis – dichiara una yazida sopravvissuta - si proveranno innocenti, così da potersene andare via liberamente”.

Oggi Gondal è stata rimpatriata in Francia, dove è nata: Argentieri non l’ha più incontrata dal 2019, e al doc manca effettivamente un finale. Ma ha in Tooba la Sfinge un pregio ineludibile, una calamita disturbante: qual è il senso della vita che ha trovato nella sharia?

Sconfessata la radicalizzazione, le rimangono i due figli, non i tre mariti avuti in Siria: due sono stati uccisi, uno s’è fatto esplodere.

Una successione sconvolgente. Resta, poi, un interrogativo infido, sfuggente, perfino inquietante: perché Umm Muthanna al-Britannia ha deciso di concedersi a questo documentario? Ovvero, s’è concessa?