Liberia, infuria la guerra civile: è possibile l’amore? La risposta è affidata al Dr. Miguel Leon (Javier Bardem), medico da campo, e Wren Petersen (Charlize Theron), figlia del fondatore dell’ONG di soccorso medico per cui lavora Miguel.

War drama più love story, è The Last Face, quinto film da regista di Sean Penn, in Concorso a Cannes 69. All’epoca delle riprese, nel 2014, Penn e Theron stavano insieme, ed è possibile specchiare la liaison tormentata, soprattutto per le visioni lavorative non conciliabili, di Miguel e Wren su quella di Sean e Charlize. Al cinema come al gossip, ma forse è davvero meglio intendere così The Last Face, con una prospettiva di “colore” giornalistico, viceversa, non c’è quasi nulla di positivo: l’aberrazione della guerra, di cui Penn non ci risparmia sventramenti, esecuzioni di bambini, cumuli di cadaveri pieni di mosche e intestini impiegati a mo’ di recinzione, mal si attaglia alla svenevolezza pletorica e più che a tratti imbarazzante della storia sentimentale, maldestramente punteggiata da dialoghi del tipo “Penetrarmi non significa conoscermi” oppure “Le ho detto che l’amavo, ma non come amo te ora”. A dirla tutta, si ride già con il cartello iniziale, che ci anticipa questa “guerra e amore”.

Bardem e Theron (troppo bella per essere vera in quei frangenti) alla mercé di un copione quantomeno opinabile, nel cast anche Jean reno, su cui stendiamo un velo pietoso, e Adele Exarchopoulos, secondarissima, The Last Face palesa il deteriore terzomondismo hollywoodiano. Peraltro, legando i patemi d’animo dei due piccioncini umanitari al vulnus cruento ed esplicito della guerra intestina, una delle tante in Africa, manca quantomeno di proporzioni, se non di rispetto. Sfacciato.