Misconosciuto venditore di frullatori dell'Illinois, Ray Kroc rimane folgorato dall'incontro con Mac e Dick McDonald. Siamo nel 1954: i due fratelli sono titolari di un chiosco a San Bernardino, nella California del Sud, che vende hamburger, patatine fritte e bevande analcoliche. Impressionato dalla velocità del sistema inventato dai due fratelli per la preparazione del cibo e dalla folla di clienti attirati dal loro chiosco, Kroc vide subito il potenziale per un franchising e fece di tutto per sottrarre la società ai fratelli creando poi un impero miliardario. Così nacque McDonald’s. Un nome, un marchio inconfondibile che, ormai da oltre 60 anni, richiama le folle in ogni angolo del globo, attirate dalla lucentezza di quei due archi dorati.

A portare sullo schermo l'incredibile storia (vera) ci pensa John Lee Hancock, che dopo Saving Mr. Banks (film che raccontava la travagliatissima lavorazione di un classico come Mary Poppins) si concentra stavolta su un'icona che nel corso del tempo è stata capace di stravolgere le abitudini alimentari di un intero pianeta. E proprio come nel caso della trasposizione cinematografica di Mary Poppins, fortemente voluta da Walt Disney e allo stesso tempo "osteggiata" in qualsiasi modo dalla sua autrice, Pamela Lyndon Travers, che costrinse la produzione a sottostare a qualsiasi sua richiesta, anche per il definitivo exploit di un franchise come McDonald's ci volle l'insistenza e la caparbietà di un occhio esterno, quello di Ray Kroc, appunto, deciso a non fermarsi di fronte a nulla (neanche di fronte a chi, di fatto, inventò il sistema Speedee System) pur di dimostrare che la sua visione, quella di una "dominazione globale del mercato", diventasse reale.

Interpretato da un Michael Keaton inarrestabile e a tratti insopportabile, Kroc - incaricato dai due fratelli McDonald di gestire l'avvio del franchising - si accorse in breve tempo che il progetto d'espansione non avrebbe mai preso piede come immaginava se non fosse riuscito a svincolarsi dalle limitazioni che i fratelli imponevano sul design e il funzionamento dei ristoranti: per questo, anche grazie al consiglio del mago della finanza Harry Sonneborn, iniziò a pensare a McDonald's in termini di business immobiliare. Solamente così avrebbe potuto tagliar fuori Mac e Dick, che avevano voce in capitolo solo per quello che riguardava l'interno delle mura di ogni ristorante, e iniziare a guadagnare davvero. Fino a diventare, qualche anno dopo, l'unico proprietario, presidente e amministratore delegato, acquistando la quota dei fratelli McDonald.

Da questo punto di vista, il film offre una vera e propria cronistoria della vicenda, insistendo molto sui crescenti dissidi tra Kroc e i due fratelli, pur non abbandonando mai la cifra brillante che regola l'intero racconto, poggiato sullo script di Robert D. Siegel (The Wrestler), che non dimentica di esplorare anche il rapporto tra il protagonista e la moglie Ethel (Laura Dern), destinato a sfiorire.

The Founder, dunque, ha dalla sua il fatto di essere il primo lungometraggio ad occuparsi della vicenda, in maniera tutto sommato dettagliata e servendosi di una buona ricostruzione d'epoca, anche se l'operazione - dal punto di vista cinematografico - regala ben poco altro oltre al semplice "resoconto" della storia. Un film "mordi e fuggi", insomma, probabilmente in linea con lo spirito fast food dell'oggetto intorno cui ruota.