Nel 1989 il Regno Unito promulgò il Children Act, legge finalizzata a garantire e promuovere il benessere dei minori. Molti anni dopo, nel 2014, Ian McEwan diede alle stampe un romanzo dal titolo omonimo (The Children Act, appunto), tradotto e pubblicato in Italia da Einaudi con il titolo La ballata di Adam Henry.

Ora arriva sugli schermi il film, sceneggiato dallo stesso McEwan e diretto da Richard Eyre, The Children Act - Il verdetto: Emma Thompson è il giudice dell’Alta Corte britannica Fiona Maye, donna che presiede con saggezza e compassione i casi eticamente complessi inerenti al Diritto di Famiglia su cui è chiamata a pronunciarsi. Il lavoro non finisce mai e a farne le spese è la sua vita matrimoniale, ormai sull’orlo del baratro, con il professore americano Jack (Stanley Tucci), il marito, talmente trascurato da annunciarle l’inizio di una nuova relazione extraconiugale.

Sarà l’urgenza di un nuovo caso da dirimere, però, a costringerla ad un ripensamento profondo della sua intera esistenza. Ancora 17enne, sebbene tra pochi mesi compirà la maggiore età, Adam Henry (Fionn Whitehead) è affetto da leucemia: per salvarsi ha bisogno di una trasfusione di sangue, cura che i genitori e il ragazzo stesso rifiutano dall’ospedale, in quanto ferventi Testimoni di Geova.

La scelta che si impone a Fiona è tra lasciarlo morire o obbligarlo a vivere. Dopo aver ascoltato le ragioni appassionate e commoventi dei genitori di Adam e del personale sanitario, Fiona interrompe il procedimento e prende l’insolita decisione di recarsi in visita da Adam in ospedale, in modo da formularsi personalmente un’idea dell’effettiva consapevolezza di Adam delle possibili conseguenze del suo rifiuto di sottoporsi a una trasfusione.

Dopo aver portato sullo schermo Zoë Heller (Diario di uno scandalo, 2007) e Bernhard Schlink (dal cui racconto “The Other Man” realizzò L’ombra del sospetto nel 2008), Richard Eyre viene ora scelto da Ian  McEwan, anche autore della sceneggiatura, per trasformare in film il suo romanzo.

Prodotto dalla BBC, The Children Act è un lungometraggio di eleganza rara, poggiato su interpretazioni di classe indiscutibile – inutile dilungarsi sulla prova di Emma Thompson, al solito sublime – e incentrato sul concetto di giustizia in un ambito, quello relativo ai minori, che giorno dopo giorno riempie le pagine delle cronache mondiali (tra i casi più recenti, si pensi ad esempio a quello del piccolo Charlie, caso intorno al quale si aprì un dibattito di proporzioni planetarie, in termini morali, giuridici e politici).

È su questo labilissimo crinale che il film rimane sapientemente in equilibrio, preoccupandosi in primo luogo degli esseri umani chiamati in ballo, senza fermarsi sulla superficie di slogan o prese di posizione aprioristiche ma provando a scavare nella profondità degli stati d’animo. Ascoltando le ragioni di chiunque, ma soffermandosi – come ovvio – sull’evoluzione dei due personaggi principali, il giudice e il ragazzino.

E di come quel verdetto finirà per mutare le convinzioni di entrambi, in ambiti differenti e con ripercussioni impreviste.