I "soliti" cinque american boys, tre ragazzi e due ragazze, su un'isola (apparentemente) deserta per un weekend all'insegna di relax e divertimento. La casa che li ospita è quella lasciata dallo zio di due di loro, fratelli che si portano dietro qualche antico dissapore. Nemmeno a farlo apposta, in brevissimo tempo il gruppetto dovrà dire addio a goliardiche bevute e ritempranti sieste nel laghetto della tenuta: un branco di cani assetati di sangue inizierà a dar loro la caccia e mettersi in salvo diventerà operazione non proprio semplicissima. Da dove spuntano fuori? E, soprattutto, cosa li rende così maledettamente aggressivi? "Le storie più terrificanti sono quelle che potrebbero verificarsi sul serio", tengono a precisare gli sceneggiatori Robert Conti e Peter Martin Wortmann. Cosa che avrebbero fatto bene a ricordare anche durante la stesura di questo The Breed, diretto dall'esordiente Nick Mastandrea, per anni assistente o regista della seconda unità di maestri come Romero e Craven. Ed è proprio a quest'ultimo, qui in veste di produttore esecutivo, che non perdoniamo l'ennesimo tentativo malriuscito di riportare in auge il teen-horror USA: se poi la volontà era quella di spingere lo spettatore a parteggiare per i cani famelici (in tutto ventisei quelli utilizzati, per la maggior parte pastori tedeschi addestrati da Sled Reynolds e dal sudafricano Garin Van Munster), gli unici "attori" in grado davvero di convincere, allora tanto di cappello. Ma la sensazione è che, ancora una volta, l'effetto ottenuto sia diametralmente opposto a quello sperato.