Operazione ambiziosa quella di Haile Gerima. Il cineasta etiope ripercorre con Teza, sfumato Leone d'Oro a Venezia, trent'anni di storia del suo Paese attraverso la vicenda di un intellettuale africano (Aron Arefe), di ritorno a casa dopo varie vicissitudini umane e professionali. Gli studi a Berlino, la militanza presso il partito socialista etiope, le speranze rivoluzionarie, l'orrore del regime marxista di Haile Mariam Mengistu, il nuovo esilio tedesco che culmina nel pestaggio quasi mortale ad opera di un gruppo xenofobo. Quindi il rientro definitivo in patria, tra gli orrori della guerra civile e le feroci faide tribali. Non tralascia nulla Gerima, autore che ha vissuto lontano dal suo Paese, negli States, da dove non ha mai smesso di raccontare i parìa della diaspora africana. Il regista ci restituisce un continente nero, anzi nerissimo, irrimediabilmente diviso, tragicamente arretrato, condannato a una violenza insensata e atavica, le cui cause non hanno moventi sociali o politici. Violenza ontologica, poetica che si immerge senza mediazioni (e senza troppa organicità) nell'humus della propria terra, l'aut-aut di uno spettacolo ora insopportabilmente crudele ora meravigliosamente sublime, e l'esperienza percettiva di una cultura tradotta in rappresentazione filmica, dove passato e presente, sogno e realtà si alternano ma non si distinguono. Operazione che si affida al punto di vista di un intellettuale (lo stesso Gerima?), marchiato dalle troppe illusioni andate a male, dalla fragilità di un sapere che non germoglia, non aiuta, non serve. Condannato al ruolo di spettatore impotente e personaggio sradicato. Davanti e contro i suoi occhi scorre la Storia, tremenda e lontana, indifferente e intoccabile. Una scelta che è il punto di forza e anche il limite di questo Teza, perché condanna lo spettatore ai margini del film e dell'emozione, in una sorta di rinuncia drammaturgica che non prevede "un racconto" della Storia, ma fa della Storia un racconto. Col rischio di ridurre il realismo etico e la fedeltà documentaria a impassibile esposizione di immagini.