Manca la conferma dal diretto interessato, ma Ted ha tutta l'aria di essere l'autobiografia di Spielberg riscritta da Seth MacFarlane. Il debutto dietro la mdp del creatore dei Griffin è la storia di un eterno bamboccio che trova in un orso di pezza parlante l'amico che non ha mai avuto. Una specie di E.T. con il pelo dei Gremlins e il vocabolario di Pierino. L'extraterrestre infoiato che permette all'adulto-bambino di continuare a vivere nel pianeta Infanzia.
Chiaro: Spielberg ci crede, effonde stupore e lacrime mentre continua a propinarci il diario dell'adolescenza come fosse il Libro Cuore; in MacFarlane lo sguardo è blasé, dilatato dal tetracannabinolo e dalla catatonia televisiva. L'umore però è in ambedue nostalgico, il sentimento buono.
In effetti Ted si rivela solo uno sconveniente salamelecco del Bildungsroman hollywoodiano. Una storia giusta pervertita da un eccesso di cinismo. O viceversa. Nonostante qualche gag riuscita, le buone prove di Wahlberg e della Kunis, i camei di Sam e Norah Jones e Ryan Reynolds, il film è molto meno divertente di quanto ci si aspetti.
Come se l'incontro ravvicinato tra Spielberg e MacFarlane avesse partorito un figlio del terzo tipo destinato a scontentare entrambi.