Uno degli sguardi più malinconici del cinema europeo è tornato a far brillare la sua pupilla cinematografica: Terence Davies (autore di Voci lontane sempre presenti e The Deep Blue Sea) ha presentato al Torino Film Festival - che lo ha celebrato con Gran Premio Torino - il suo ultimo film, Sunset Song, nuovo viaggio nel passato e nella dolorosa memoria della Gran Bretagna.

Il film racconta della giovane e bella Chris nella Scozia degli anni '10, ragazza intelligente che sogna di studiare ed emanciparsi dai campi e dalla famiglia, ma che la vita e la guerra proveranno a fiaccare, senza in fondo riuscirci. Scritto da Davies sul classico di Gibbon “Canto del tramonto”, Sunset Song è un melodramma storico che affronta con gusto classico il ritratto di una donna emancipata, in conflitto con i tempi e con la storia, prima che con gli esseri umani.

Accompagnato dalla voce di Chris che legge passi dello scritto di Gibbon, il film segue una strada più diversa, forse un po' più convenzionale rispetto ai più celebri esiti del cinema di Davies, ovvero riconnettersi a un modo di pensare e fare cinema anziché rielaborare in chiave personalissima la storia e le sensazioni spesso autobiografiche: e così Sunset Song diventa uno di quei ritratti femminili impastati di sudore, calore, lacrime e sole, e anche sangue, di cui il cinema classico americano o inglese è ricco. Chris è pienamente uno di quei personaggi, la sua lotta per l'indipendenza, per la propria fierezza personale senza negarsi i doveri che la società le imponeva diventa la lotta di Davies per rievocare sensazioni di un cinema andato.

Nelle immagini di Michael McDonough e nei suoni si sento il gusto per fragrante di un cinema fatto con il cuore e la sapienza, l'odore passato del lavoro ben fatto che diventa comunicazione emotiva. Il limite è che in questa scelta, Davies pecca di accademismo e il suo film appare più convenzionale e relativamente freddo rispetto al suo solito. Ma quando usa le canzoni per liberare il suo cinema e il suo cuore - tratto distintivo del suo cinema - le sensazioni a fior di pelle riaffiorano, come nel canto della bravissima Agyness Deyn il giorno del suo matrimonio o nel bellissimo finale, puro e lirico cinema daviesiano, per cui perdonare limiti e scelte meno felici.