La danza è la vera protagonista di Step Up, prima regia della coreografa Anne Fletcher. La danza è il valore espressivo che annulla le opposizioni (sociali e caratteriali). Si coniuga secondo le tappe della storia, si ibrida cineticamente suggellando la fertile sintesi fra cultura "alta" (l'accademia delle arti) e cultura "bassa", metropolitana (le movenze della "street dance"). E' il ballo a fare da collante tra due adolescenti di ceto diverso, Tyler e Nora. Step Up è una storia d'amore e di redenzione esistenziale ambientata a Baltimora. E' una favola moderna che parla di due mondi prima inconciliabili e diffidenti: i giovani ribelli di strada e gli studenti delle discipline artistiche. Da modelli come La febbre del sabato sera, Saranno famosi e Save the Last Dance, nasce un'opera dal messaggio positivo (impegnarsi per qualcosa in cui si crede, cambia la vita e sconfigge l'irresponsabilità), nonché brillante e coinvolgente per la forma. Non è un musical in senso stretto, piuttosto è la vicenda ad essere raccontata "attraverso" i passi di danza. Il saggio scolastico finale celebra il possibile matrimonio fra "hip-hop" e orchestra, fra danza classica, moderna e "della strada". Lo spettatore non solo è tentato di alzarsi e ballare, ma percepisce che l'evoluzione di Tyler dall'illegalità all'amore e alla creatività, non è moralismo americano ma una chance per tanti sbandati fuori del cinema.