Un edificio è avvolto dalle fiamme. I pompieri fanno il loro arrivo e Jack Morrison (Joaquin Phoenix), del reparto "ricerca e soccorso" dell'autoscala 49 (questo il significato del titolo originale, Ladder 49), raggiunge il dodicesimo piano. Riesce a mettere in salvo un uomo, dopodiché il pavimento crolla sotto i suoi piedi. Sdraiato in terra, immobile, Jack imprigionato in quella fornace, inizia a ricordare i momenti più significativi della sua carriera (l'arrivo in caserma, lo splendido rapporto con il comandante Mike, interpretato da John Travolta, la decisione di abbandonare l'autopompa per passare alla ben più pericolosa autoscala) e della sua vita (l'amicizia con i colleghi, l'amore per la moglie). Divampano gli incendi e insieme a loro si alimentano il luogo comune e gli stereotipi: chiedersi quale sia la molla che spinge un uomo ad entrare, addirittura correndo, in un palazzo che brucia mentre tutti gli altri cercano di uscirne è riflessione non da poco, ma farlo seguendo la linea tracciata dal film di Jay Russell è quanto di più ovvio e prevedibile si possa immaginare. Di contro ad alcune intuizioni interessanti e divertenti (come i rituali della caserma nei confronti dell'ultimo arrivato), il resto è un continuo susseguirsi di déjà-vu: il conflitto interiore di un uomo che, una volta trovato l'amore e diventato padre, comincia a chiedersi se valga la pena continuare a rischiare la vita è argomento ormai abusato in ogni sua forma. In questo caso, poi, è evidente come - dalla regia ostentatamente enfatica alle musiche pompose (per non parlare di alcuni dialoghi) - tutto concorra di situazioni sempre al limite e al tratteggio di personaggi per nulla sfaccettati, troppo omologati per integrità ed eroismo. I pompieri sono certamente degli eroi, lo sappiamo tutti, ma non basta certo questo per fare buoni film.