Roma non è soltanto turismo e shopping e il Celio non è soltanto il colle sul quale sorge il noto ospedale militare. Sotto un cielo romano spesso azzurro, piccole realtà crescono e combattono per raddrizzare l'immagine depressa della scuola italiana e della famiglia italiana. Aggiornando gli insegnamenti della più classica delle dottrine di pedagogia della quale l'Italia, fin dal Rinascimento, è stato faro illuminante e propulsivo, il prezioso documentario di Edoardo Winspeare, Sotto il Celio azzurro, senza retorica e con infantile naturalezza, racconta quell'energia e quella passione, dettate dalla scelta professionale e dal cuore grande, che un gruppo di insegnanti impegnano per costruire e difendere un vero e proprio "asilo modello" assediato da una cultura cinica e un sistema scolastico rigido e talvolta antiquato. Winspeare fa in questo caso le veci dell'osservatore impersonale e mimetizzato, nascosto nell'angolo di una classe, dietro un cespuglio durante la ricreazione in giardino, durante l'ora di disegno e quella della merenda, nell'ufficio in cui i maestri, “molto italiani, romanissimi, estremamente seri ma dalla leggerezza contagiosa e una simpatia sincera” - come dice lo stesso Winspeare - ricevono genitori prima dubbiosi, poi felici e entusiasti.
Celio Azzurro, l'asilo, è nato nel 1990 come primo centro multiculturale in Italia per l'accoglienza di bambini stranieri in età prescolare diventando un modello di didattica poco imitato e, forse, molto osteggiato. Tanto è vero che prima di essere un asilo per i piccoli, come il documentario dimostra, è una vera e propria scuola per i genitori, impermeabili e dubbiosi, rispetto ai loro piccoli, nell'accettare le proposte innovative del programma scolastico e disciplinare. Anche loro sono nell'anno sottoposti ad esami: per diventare bravi mamme e bravi papà che dialogano con colleghi di ogni razza e di ogni colore, per costruire un'Italia sovrastata da un cielo sempre più azzurro.