È tornata. La città fantasma governata dall'Oscurità, dove gli incubi e le paure, diventano realtà e dalla quale non si può fuggire: Silent Hill.
Ispirato al terzo capitolo dell'omonima serie di videogame prodotta dalla Konami, scritto e diretto da Michael J. Basset (Solomon Kane, Deathwatch) e sequel del film di Christophe Gans del 2006, Silent Hill Revelation 3D narra, ancora una volta, dell'ormai diciottenne Heather Mason, una ragazza tormentata da spaventosi incubi che, in seguito al rapimento del padre, deve fare ritorno in questa landa maledetta per salvarlo.
Non manca nulla in questo horror/thriller: urla, inseguimenti, salti, corse e tanti, ma davvero tanti mostri. Dalle ormai famose figure come “Pyramid Head” o le infermiere spietate e sexy, rivestite di latex, alla new entry senza occhi e con quattro lame che le pendono dalle guance, la “missionaria”, fino all'inquietante creatura “manichino”, un ragno di una bellezza ripugnante, formato dalle parti delle sue vittime. Rimangono la nebbia fitta e i fiocchi di neve – o cenere – come nel primo film, ma con il 3D è tutto un altro mondo. Lo spettatore riesce quasi a toccare i “petali di cenere” e a immergersi in un'altra realtà, in cui i corridoi claustrofobici, le stanze fatiscenti, il parco di divertimenti in cui campeggia un gigantesco clown – che sembra ricalcato da It di Stephen King – disorientano e rendono tutto magico e spaventoso al tempo stesso. La macchina da presa riesce ad inseguire Heather proprio come accade nei videogiochi, precipitando lo spettatore in questo labirinto/incubo in cui è finita la giovane: percepiamo le sue paure, sentiamo il suo respiro e, quando la macchina da presa si abbassa allo stesso piano “dell'asfalto cinereo” - con la ragazza in lontananza che vaga per la città - abbiamo una visione desolante del paesaggio, l'Inferno.
Il 3D si rivela ancora una volta un'arma vincente, capace di terrorizzare e intrappolare gli spettatori, come i personaggi, in una differente dimensione, immergendoli in questo universo terrificante dal quale è impossibile - o quasi - uscirne.