Gli è arrivata una sceneggiatura, di Taylor Sheridan, e Denis Villeneuve ha fatto il solito, il solito film: esiste una legge, e qual è, quella statale o quella morale o quale altra ancora? La donna che canta, Prisoners e ora Sicario, che parte da una didascalia, che dagli Zeloti arriva al Messico, qui e ora: droga, cartelli e guerra della droga transfrontaliera, tra Juarez e Phoenix.

Non giocano i Suns, il player è la CIA che per operare negli States – la soluzione è la pecca principale dello script – ha bisogno di un utile idiota della FBI: aggiungete un apostrofo rosa, l'idiota del Bureau è Emily Blunt, pesce piccolo, ignaro e, sì, ignavo tra gli squali - per ruolo e bravura, e vale pure per lei interprete piccina… – Josh Brolin e lui, il title role, Benicio Del Toro.

Scordatevi Stone feat. Savage, dimenticate l’unica brutta sceneggiatura vergata da se medesimo Cormac McCarthy e prendeteci gusto: non tutto scorre liscio nell’action-thriller, ma qualcosa di stupefacente c’è davvero, oltre alle prove di Brolin e Del Toro, ed è il talento di Villeneuve, un canadese che sa bene come funziona Hollywood.

Gira da Dio, e l’esfiltrazione da Juarez è poesia adrenalinica pura: non c’è da stupirsi che l’abbiano voluto per riesumare Blade Runner, c’è da credere che possa diventare il nuovo Michael Mann. Forza, e coraggio.