Dove eravamo rimasti? Pare al vissero felici e contenti, la luna di miele fra Fiona e Shrek era in atto e il gaudio del pubblico tutto era stato rispettato. Così come nelle migliori tradizioni delle favole, l'happy end diventava sigillo di garanzia di una storia d'amore fra orchi teneri e dolci. Eppure non c'è mai pace per gli esseri umani figuriamoci per i personaggi dei cartoni animati. La chiamata a corte per la presentazione dello sposo diventa, così, spedizione lontana nella terra di Far Far Away stile "letterone" sulla collina hollywoodiana. Lì c'è un mondo chic e raffinato, fatto di dame rinascimentali che fanno spesa da Versace e di una famiglia reale che di quel bestione verde proprio non ne vuole sapere. Non è d'accordo nemmeno il principe, quello bello e aitante, spodestato da Shrek e relegato nel ruolo che nelle fiabe non toccava a lui. Come del resto è piuttosto inviperita la madre del di lui principe, di professione maga e boss dell'impero, inquinante e neoliberista, delle pozioni magiche. La lotta per far fuori l'orco che rutta, diventa senza regole e limiti. Ma ha i limiti del divertimento e della parodia. Perché lo Shrek 2 è deliberata e frivola commedia carica di rimandi alla Hollywood che tutti conosciamo e con in naftalina le sciabolate antidysneniane. Insomma, briglia sciolta per Adamson & C. che aggiungono personaggi al cast trovando nel gatto moschettiere con la voce di Banderas e le mosse alla Ricky Martin un nuovo tassello ludico di ottimo effetto. L'evoluzione tecnica c'è e si vede, la prima parte si schiaccia e si fa piccolissima, a confronto della numero due: quest'ultima pare quindi più libera da lacci e lacciuoli produttivi, da paure recondite di esagerare col citazionismo gratuito e da quell'idea innaturale che le fiabe al cinema siano solo materia privilegiata dell'infante. A vedere Shrek 2 ci andranno soprattutto gli adulti e probabilmente faranno la fila.