La separazione è una lama che penetra nella carne. A volte la ferita è superficiale, altre è profonda e arriva fino toccare l'anima. Ozpetek con Saturno contro delle separazioni ci offre, per così dire, un catalogo, preso come sempre nei suoi film dalla vita. Così nel gruppo di quarantenni che prende a modello ci sono amici che fingono di litigare e coppie che lo fanno davvero, figli che temono l'allontanamento dei genitori e genitori costretti ad allontanarsi dai figli,  e poi c'è la frattura più dolorosa e definitiva, quella causata dalla morte che divide per sempre l'amante dalla persona amata. Ma Saturno contro non è un film sulla separazione, sebbene sia il motore del racconto, bensì più propriamente sulla difficoltà a staccarsi dalle persone care, anche quando l'amore è finito e si vorrebbe volar via verso una nuova esistenza. E in questo senso il microcosmo che popola il film siamo tutti noi: si naviga a lungo in quelle acque calme e prive di vento che talvolta annunciano la tempesta, si avanza tranquilli  e poi all'improvviso ci si accorge di avere Saturno contro. Il che, astrologicamente parlando, non promette nulla di buono. Il sesto pianeta del sistema solare simbolizza infatti la solitudine dell'individuo, predispone alla rinuncia, anche la più estrema, quella alla quale nessuno è mai davvero preparato. Eppure, suggerisce Ozpetek, in fondo al tunnel c'è la luce calda e avvolgente degli affetti di sempre, degli amici che continuano ad amarci e non smetteremo mai di amare qualunque cosa accada.  L'amicizia come medicina dell'anima, fedele alleato, antidoto alla solitudine.