Senza essere un lungometraggio memorabile, il primo action-thriller americano di Daniel Espinosa si presenta comunque come un prodotto di consumo che ha una sua fisionomia precisa. Evitando effetti speciali parossistici e regalandoci invece i cari, vecchi inseguimenti d'auto e le sparatorie di un tempo, Safe House evita inutili spettacolarità e si concentra sull'adrenalina dei corpo a corpo, sfruttando al meglio un'ambientazione fino ad oggi poco utilizzata come il Sudafrica.
Il regista rimane incollato ai suoi attori, sfruttando la fisicità di un funzionale Ryan Reynolds e il carisma del solito, istrionico Denzel Washington. L'alchimia tra i due riesce a sistemare in qualche punto una sceneggiatura non troppo ricca d'inventiva ma comunque efficace. Il merito maggiore del film sta nella sua coerenza estetica piuttosto accentuata, che non ha paura di rielaborare riferimenti cinematografici abbastanza precisi come il cinema di William Friedkin e, in maniera più sottile, quello di Sam Peckinpah. Ne è venuto fuori un prodotto sviluppato con intelligenza e un paio di intuizioni registiche di sicuro effetto. Il cinema americano sa come sempre valorizzare il più classico prodotto medio.