Maggie Smith, Bill Nighy, Judi Dench. Difficile trovare un concentrato maggiore di classe e talento, senza il quale la storia del Marigold Hotel non avrebbe avuto un minimo di interesse già dal primo episodio, figuriamoci per un sequel. Ma il cinema, ogni tanto, non è fatto solo di supereroi e sfumature di colori, e vedere questi attempati interpreti ricordare al mondo cosa voglia dire l’arte della recitazione è un piacere raro. Ma se nel primo film c’era quantomeno l’idea di base a rendere il tutto interessante, del Ritorno al Marigold Hotel non si sentiva il bisogno.

John Madden, regista tanto fortunato quanto sopravvalutato, punta questa volta sulla beata gioventù, Dev Patel e Tina Desai, mettendo al centro della storia i preparativi del loro colorato e danzerino matrimonio indiano, cercando di fare di questa celebrazione del futuro una metafora della vita che non finisce a settant’anni. Non ci riesce, e il film procede per episodi slegati e poco interessanti.

Restano gli attori, per fortuna, affiancati da un Richard Gere in vacanza premio e con un bel cameo di David Strathairn, attore straordinario che con più spazio avrebbe dato molto a un sequel che certo non si può considerare memorabile.