Pete e Debbie sono sposati, hanno due splendide bambine, una bella casa ed entrambi stanno per raggiungere una tappa fatidica: il quarantesimo compleanno. Un trauma che i due affrontano in maniera completamente diversa e a cui si aggiungono le difficoltà lavorative di Pete, i problemi con le rispettive famiglie e un rapporto che si sta disgregando. Ma c'è sempre la speranza che arrivi la quiete dopo la tempesta.
Judd Apatow, dopo il sottovalutato Funny People, continua a esplorare il quotidiano umano, e dopo il rapporto con la morte del comico Adam Sandler, con Questi sono i 40 si mette in gioco personalmente. Pete è l'alter ego dello stesso Apatow, che per aiutarlo a entrare nella parte mette al fianco di un eccellente Paul Rudd sua moglie Leslie Mann e le loro due figlie. Un gioco delle parti che funziona e ricrea una realtà familiare ed esistenziale di incredibile potenza emotiva. I dubbi, le paure, i dolori e le gioie di Pete e Debbie sono lo specchio della middle class americana travolta dalla crisi economica e con gli strascichi vividi dell'11 settembre, ferita incancellabile per una generazione che sperava di poter cambiare il mondo e che è invece costretta a viverci nel terrore.
Autore troppo facilmente etichettato come comico, e di bassa lega, Apatow è invece uno dei più lucidi osservatori dell'America contemporanea, di cui ha raccontato le idiosincrasie, le manie e le speranze, basandosi sui valori portanti della cultura a stelle e strisce e sull'importanza dei rapporti umani, temi espressi con una cinefilia sorprendente. Se 40 anni vergine altro non era che la versione moderna di Marty – Vita di un timido, e Funny People il suo personalissimo omaggio al Bob Fosse di Lenny e All That Jazz, Questi sono i 40 è una decostruzione mirabile di Scene di un matrimonio di Bergman, ma con il merito straordinario di rendere le derive esistenziali universali e fruibili da un ampio pubblico. Se siete sposati e verso i quaranta, non perdetelo. A vostro rischio e pericolo.