Maggie Smith, Tom Courtenay, Billy Connolly e Pauline Collins: il quartetto Hoffman. Scrive Ronald Harwood dalla sua opera teatrale, e in questa britannica casa di riposo per musicisti attempati e cantanti lirici ritirati si fondono amicizie, amori e rivalità. Grazie a un illustre conosciuto: “Dopo aver fatto tanti film fantastici – ha detto la soprano e interprete Dame Gwyneth Jones - Dustin ha sentito la necessità, l'urgenza di forgiare nuovi attori, e ci ha dato tantissimo”. Non è solo il ritorno sulla scena di quattro vecchie glorie, Quartet è la prima volta dietro la macchina da presa di Dustin Hoffman: sceneggiatura solidamente altrui, regia senza fronzoli, il suo touch sta principalmente in una magnifica direzione d'attori, e come altrimenti. Il 75enne attore losangelino gioca sul sicuro, non strafa, ovvero non fa quel che non sa ancora, ma confeziona un piccolo film che senza grandi interpreti – e lui stesso – rimarrebbe tale. Invece no, in quella canterina Beecham House ci sentiamo tutti meglio, arzilli, leggeri e piacevolmente intrattenuti: già, le dimensioni e le intenzioni non contano, valgono le prospettive e gli esiti. Dustin Hoffman suona bene, Quartet è sold out. A quando il bis?