Dal graphic novel Polar: Came From the Cold di Victor Santos al grande, pardon, piccolo schermo di Netflix: Polar, diretto dallo svedese Jonas Åkerlund e interpretato dal danese Mads Mikkelsen.

Il regista s’è fatto una discreta fama più che altro con videoclip e film musicali al servizio delle star (Rolling Stones, Paul McCartney, Madonna, U2, Rammstein, Lady Gaga, Coldplay e Beyonce), ha anche fatto SPUN e Lords Of Chaos, e al servizio streaming dev’essere parso più che sufficiente: purtroppo, così non è.

In breve, l’action-thriller inquadra il killer più letale al mondo, Duncan Vizla, alias The Black Kaiser (Mikkelsen), che alla soglia dei 50 anni è pre-pensionato dal suo capo Herman Blut (Matt Lucas), un Dr. Stranamore in sedicesimi, ma la liquidazione è sì ingente che forse conviene eliminarlo: i colleghi di una volta, quali Vivian (Katheryn Winnick), ne fanno una preda, anzi, una preda al quadrato, perché della partita è anche la giovane e pudica Camille (Vanessa Hudgens), la sua vicina di baita.

Personaggi ovviamente borderline, situazioni larger than life e montaggio gggiovane, Polar ha anche delle belle cose: Mikkelsen è il figo che conosciamo, e nobilita in spirito e profondità inquadrature che non lo meriterebbero; la scena di sesso, con Thanatos per ospite inatteso, che lo contempla è ghiotta; la scena di tortura, anche questa lo contempla, non lesina su plasma e splatter; l’omicidio del ciccione, beh, si fa più che guardare.

Ma sono sprazzi, anzi, evenienze di un film che non tiene, perché oltre ai palesi problemi drammaturgici è già visto in tutto e per tutto: fosse solo il fumetto ispiratore, macché, Polar è ineluttabilmente derivativo, e da Smokin’ Aces a Suicide Squad l'abbiamo inteso meglio o, in ogni caso, prima. Peccato, per Mads, e un filo per la Hudgens, forse ingrigita e dimessa oltre le esigenze di scrittura (firma la sceneggiatura Jayson Rothwell): ecco, il twist che li riguarda è un altro punto a sfavore.

Polar è disponibile da domani, 25 gennaio 2019, su Netflix.