Planetarium di Rebecca Zlotowski è tremendamente confuso. Davvero troppa la carne al fuoco.

Parigi, fine anni Trenta. Due giovani spiritiste americane vengono notate da un produttore cinematografico francese. Affascinato dal loro dono, le ingaggia per girare un film molto ambizioso.

Le riflessioni sul mondo del cinema e sulla creazione artistica si mescolano in maniera del tutto slegata a un contesto storico segnato dal nazionalsocialismo e dai venti di guerra che si preparano a travolgere l’Europa.

La regista francese, arrivata alla sua opera terza, fatica a tenere le redini di un progetto tanto ambizioso e complesso. Indubbiamente ricco di suggestioni, ma anche di rovinose cadute e di scelte narrative approssimative e superficiali.

Efficace solo nelle prime battute, il film si perde presto, vittima anche di una regia scolastica e di un cast poco in forma.

Natalie Portman ci crede poco, mentre Lily-Rose Depp (figlia di Johnny Depp e Vanessa Paradis) dimostra tutti i limiti di un talento ancora acerbo e totalmente da formare.