Osservatore per piccole squadre di provincia, Michele Corallo (Solfrizzi) scova casualmente un talento purissimo sulle spiagge del Salento. Elia (Pucillo, già in Respiro e Nuovomondo di Crialese), 18enne con problemi mentali e col sorriso facile, "non ha mai sbagliato un rigore" e in lui Michele intravede il riscatto per la propria esistenza, fatta di intrallazzi e sotterfugi. Lo porta con sé a Roma, ma trovare dirigenti interessati a vederlo in azione non sarà semplice. "Nino non aver paura a sbagliare un calcio di rigore…" cantava De Gregori, e Luigi Sardiello - già critico cinematografico, sceneggiatore e romanziere - imposta la sua opera prima sul malessere di un mondo, quello del pallone, che non è più a portata di sorrisi e spensieratezza. Il rigore "che conta", quello della svolta per due persone così lontane/così vicine (i sogni da calciatore di Corallo si spegnevano su un campo di categoria dopo un grave infortunio), sarà tirato senza entusiasmo: entrare in quella porta non darà la felicità. Il messaggio è limpido, la buona fede lampante: peccato per la povertà della messa in scena e per i dialoghi a volte risibili. Per non parlare di alcune immagini di repertorio, come il rigore sbagliato da Graziani nell'84 contro il Liverpool… Ma questa è un'altra storia.