Padre Pio, chi era costui? Abel Ferrara non torna al santo, ma all’uomo: “Questo non è un film di miracoli, ma di un uomo, nato Francesco Forgione a Pietralcina, borgo contadino fuori Napoli, visionario fin dall'infanzia, una giovinezza travagliata che si interroga e lotta per trovare la sua vera vocazione e il suo posto agli occhi del Signore”.

In cartellone alle Giornate degli Autori, Padre Pio rifugge l’agiografia, si radica nell’umano, ovvero nel demoniaco, ma questo è solo un versante: l’eccidio di San Giovanni Rotondo del 14 ottobre 1920, quando in piazza Municipio vennero uccise 14 persone e più di 60 restarono ferite, sigilla il coté politico, la vittoria socialista alle prime elezioni politiche soffocata nel sangue. Stanno insieme le due cose? Insomma.

Di certo, il focus su Pio, affidato a un intenso, perfetto Shia La Beouf, si fa largamente preferire: i Sacramenti, la Messa, la singolarissima tenzone col Diavolo è debitamente, doviziosamente trasfigurata, anche complici le musiche del sodale Joe Delia. Pio rifugge il santino, nel Gargano povero, malato, in subbuglio perde incenso e altarini e deflagra di umanità: per chi conosce il cinema di Ferrara, almeno dai tempi de Il cattivo tenente (1992), The Addiction (1995) e Fratelli (1996), non può stupire, solo certificarne l’irredimibile, eterodosso e carnale legaccio tra il sacro e il profano. Qui, in Pio e si direbbe pure in Ferrara, risuona una vocazione non peregrina, non – letteralmente – artefatta, in cui Gesù, Maria e il Demonio hanno scandalosa residenza – vi ricordate la kenosis del tenente?

Meno bene, viceversa, il correlato storico-politico, cui deve averci messo mano il co-sceneggiatore Maurizio Braucci: le dinamiche di potere tra Chiesa, Stato, signorotti, da un lato, e più o meno giovani socialisti, dall’altro, non vanno mai oltre la mera, e talvolta sciatta o poco verosimile (la lingue inglese non aiuta…), illustrazione, difettando di autenticità e, almeno il nostro, interesse. Lo spauracchio, e gli spari sopra del finale, sono da fiction nostrana, come se a dirigere fosse una seconda unità strapaesana.

Nel cast, tra gli altri, Cristina Chiriac, Marco Leonardi, Asia Argento, Vincenzo Crea, Luca Lionello e Brando Pacitto, cui non ci sentiamo di riservare particolari complimenti, Padre Pio, ehm, non tiene troppa fede al titolo che s’è scelto, anche per convenienza commerciale, nondimeno il cortometraggio devoto a Francesco Forgione si fa ampiamente apprezzare, perché vitale, sponsale di arte e vita e credo, senza compromessi. Insomma, un pareggio sofferto.