Cominciò con una rapina... Mancano pochi minuti alle otto del mattino, quando l'anziana Nanette apre i battenti della piccola gioielleria di famiglia, situata in un quartiere periferico di New York. Qualcuno cerca di rapinare il negozio: uno dei malfattori cade, l'altro si dà alla fuga, la donna è gravemente ferita. Dopo l'esordio "in medias res", il film ci racconta gli antefatti dell'episodio, poi le sue conseguenze. A preparare il colpo sono stati i due figli di Nanette, Andy e Hank. Andy, il maggiore (Philip Seymour Hoffman) sembra un tranquillo uomo d'affari, sposato a una bella donna, che ama. Hank (Ethan Hawke) è separato e ha una figlia, che vorrebbe iscrivere a una prestigiosa scuola privata. Entrambi, in realtà, sono afflitti da problemi economici, cui il "colpo" era destinato a porre riparo mediante la riscossione dell'assicurazione e la vendita dei gioielli rubati. Mentre la polizia indaga, l'anziano pater familias Charles (un formidabile Albert Finney) comincia a intuire cose diverse dalla verità ufficiale. Dopo mezzo secolo di carriera nel cinema, l'ottantaquattrenne Sidney Lumet ritrova buona parte della forma di un tempo. Il suo nuovo film evoca alla memoria Quel pomeriggio di un giorno da cani (la rapina sgangherata, i personaggi antieroici con le loro ferite private...), ma senza la nota grottesca: somiglia in tutto e per tutto, invece, a una tragedia familiare. E' con i toni propri della tragedia che il destino incombe sui personaggi: un destino con la "d" minuscola, però, poiché non sono divinità malvage e imperscrutabili a condurli verso la rovina, bensì precise responsabilità individuali (con, forse, una eco di predestinazione calvinista). Il titolo originale, Before the Devil Knows You're Dead, si riferisce a un detto irlandese che suona: "Cerca di andare in paradiso mezz'ora prima che il diavolo sappia della tua morte": titolo "demoniaco", incombente e terribile, assai più efficace del pur accettabile Onora il padre e la madre. Per trasmetterci il senso della tragedia, e della sua ineludibile fatalità, Lumet adotta una struttura a-cronologica, adottando volta a volta punti di vista diversi per illuminarci sulle ragioni del crimine. L'effetto è raggiunto, in simultanea con quello di stringere sempre più il cerchio intorno ai due fratelli. L'articolazione dei tempi narrativi è sapiente; forse perfino troppo, col rischio, a momenti, di far sentire un eccesso di "scrittura".