Jehad e Abdallah sono tra i fondatori della squadra di parkour presente nella Striscia di Gaza. Tuttavia, se il primo è rimasto in patria, Abdallah si è trasferito in Italia, nei pressi di Firenze, nel tentativo di diventare un atleta professionista. La speranza di un riscatto si staglia all’orizzonte per entrambi, infine, quando una competizione di parkour in Svezia attrae l’attenzione di Abdallah mentre Jehad, che continua ad allenare i giovani della Striscia, sembra essere vicino a ottenere il passaporto per tentare una nuova vita all’estero.

 

Il cinema del reale ancora una volta è la cifra stilistica scelta per inquadrare e narrare, qui e ora, una situazione esistenziale, sociale, storica, nonché il durissimo travaglio interiore di chi si trova nella paradossale condizione di “forestiero” in casa propria, impossibilitato, a causa di una condizione perenne di conflitto, a costruirsi un orizzonte di vita indipendente.

One more jump, opera seconda di Emanuele Gerosa, guarda alla lezione, altissima, di Stefano Savona e lascia che siano persone, luoghi e situazioni a dare una definizione di sé, destinando la propria telecamera al ruolo di sobrio osservatore, pur concedendosi, di tanto in tanto, di filmare sgroppate liberatorie insieme ai praticanti di parkour nella fluidità della flycam. Una lezione dura e antispettacolare e, al netto di qualche lungaggine, efficace.