Il bel thriller psicologico Odem è il secondo titolo che il regista israeliano Jonathan Sagall porta in concorso della Berlinale, dopo Urban Feel del 1999. Lara è palestinese. Tredici anni fa ha lasciato Ramallah per iniziare una nuova vita. È andata a Londra, ha sposato Michael, è diventata madre. Insieme al marito e la figlia di sette anni ha una vita comoda in un quartiere comodo della città. Forse un po' noiosa. Ma aiuta un sorso di vodka. Il thriller inizia quando un giorno Inam bussa alla sua porta, la sua amica di gioventù a Ramallah. La tensione è subito plastica. Perché Inam insiste per entrare in casa. E insiste con le domande sul marito, sulla figlia, sulla sua vita. A Lara non occorre molto per capire che tutto quello che ha costruito in tredici anni è in pericolo. Le due donne condividono un segreto.
Una sera del 1994 in Cisgiordania le due amiche hanno un esperienza sessuale in comune. Nel mezzo dell'Intifada sfidano il divieto ed entrano indifferenti nella parte ebraica di Gerusalemme. Vogliono solo vedere un film al cinema. Nel cinema due soldati le scambiano per turiste italiane. E cosa c'è di più naturale al mondo di quattro adolescenti che vanno a bere insieme dopo un film? Un gioco a cuor leggero, prende, all'improvviso, una piega inaspettata. E il thriller riesce perché i fatti di allora restano nella nebbia della valutazione personale. I ricordi ingannano. Soprattutto quando sfiorano le paure che abbiamo nascosto meglio.