La scarpetta rossa di una moderna Cenerentola è tutto ciò che resta di un amore forte, sghembo e passionale, che lascia (naturalmente?) il posto all'altro amore: quello regolare, per una figlia in pericolo, per una moglie lontana e in allarme. Le strofe create da Vasco Rossi accompagnano gridando la fine di una fiaba simile a tante dei nostri giorni: segnate da mille amori, diversi tra loro. Tutti veri. Tutti (o quasi) incompatibili. Forse l'ultima sequenza appare sopra le righe e didascalica. Ma al contrario per tutta la sua durata Non ti muovere è film di carne, sudore e sentimenti; e insieme di regia e di recitazione. Capace anche di travalicare lievi scomodità del libro da cui è tratto, forse perché il regista e protagonista (bravissimo Castellitto nella doppia versione) è un uomo; mentre nella versione letteraria era Margaret Mazzantini a prendersi la responsabilità di raccontare in prima persona i turbamenti intimi di un maschio, quando ama o violenta, promette o tradisce. Compito arduo. Ma il cinema può rubare, e stavolta lo fa, il mestiere alla letteratura. E si rivela ancora una volta strumento principe per raccontare l'epica dei sentimenti. E dei luoghi. Come la periferia sordida, desolata eppure a suo modo affascinante in cui vive Italia (altra interpretazione da applauso, Penelope Cruz). Quando Timoteo, chirurgo dalla vita affettiva piatta, incontra la sgangherata Italia, esserino all'apparenza sgraziato e segnato dal destino ('la mia vita è stata piena di piccoli segni che mi vengono a cercare') scocca la scintilla. La relazione, da violenta, squallida e saltuaria, diventa intensa e profonda. Capace di mettere l'uomo a contatto con il proprio intimo. Proprio il contrario di quanto accade tra Timoteo e la moglie Elsa (Claudia Gerini, una menzione anche per lei), ideale borghese di donna; sfrontata e omertosa, brillante e insieme ottusa, per usare la descrizione che ne fa la Mazzantini. Il giallo di questo amore improbabile si scioglie in una serie di flash-back, attraverso i quali Timoteo ripercorre la vicenda, mentre attende l'esito di un'operazione chirurgica: quella attraverso la quale i suoi colleghi stanno tentando di salvare sua figlia, caduta dal motorino. Ed è tra i sentimenti alterni di un papà, squassato da paura e speranza, che scopriamo come e perché gambe storte e sottili possano diventare più affascinanti di silhouette lunghe e affusolate; perché i capelli da topo di Italia, la brutta cicatrice sul collo, i denti e il sorriso storto possano strappare involontari 'ti amo' alle viscere del chirurgo. Tra le assi sconnesse di un tramezzo nel deserto urbano di Italia e i fondali da sogno caraibico che Timoteo divide con la moglie, questo racconta il film, vince alla fine semplicemente la vita; che colpisce alcuni, grazia altri, lascia riflettere chi ne ha voglia. Come Vasco Rossi, che scrivendo la colonna sonora per il film, inizia proprio cosi: "Voglio trovare un senso a questa storia'.'.