Il cinema di genere in Italia sta cercando una ripresa. Nonostante la pandemia, negli ultimi mesi abbiamo visto thriller (Il talento del calabrone, La stanza), poliziotteschi (Calibro 9), exploitation all’italiana (Bastardi a mano armata), action (La belva). E aspettiamo l’arrivo dei fumetti (Diabolik) e del misterioso Freaks Out. Spesso si lavora su modelli stranieri, specialmente americani, per replicarne il successo anche da noi, come nel caso delle storie di “amore e malattia” (Sul più bello, Sulla stessa onda). Per quanto riguarda l’horror, il discorso è più complesso. Alcuni nomi ben conosciuti non si sono mai fermati, mancano però le nuove leve, anche se ci ha provato di recente Milena Cocozza con Letto N. 6, e Daniele Misischia, con il sostegno dei Manetti, sta finendo Il mostro della cripta.

Con la sua opera seconda Non mi uccidere, Andrea De Sica cerca di colmare questa lacuna. Già con I figli della notte aveva creato qualcosa di inedito, molto ambizioso: omaggi a Shining, I segreti di Twin Peaks, La grande fuga, ma anche una forte necessità di inventare, di trasformare il racconto di formazione in una parabola oscura, specchio di una realtà selvaggia. In Non mi uccidere sceglie di calarsi in un immaginario ben radicato a livello internazionale, quello dei vampiri adolescenti.

Il caposaldo del filone è la saga di Twilight: un sentimento impossibile, la difficoltà di far accettare il diverso… Alice Pagani interpreta la sua Bella, mentre Rocco Fasano ricorda Edward Cullen. Andrea De Sica lavora sugli stessi canoni, forse perde un po’ del vigore che lo aveva caratterizzato in precedenza, ma la sua regia resta ben riconoscibile nell’uso del grandangolo, nella cupezza degli interni. L’intento è quello di rendere la passione tra i giovani molto più dark e violenta di quanto normalmente accade nei film italiani.

Più che ai blockbuster, il riferimento è allo svedese Lasciami andare di Tomas Alfredson, in cui l’orrore diventa una questione intimista. La protagonista scopre di non essere morta, deve confrontarsi con il distacco. Amarsi significa uccidersi, i drammi della gioventù si riflettono in una società che respinge, dove tutti sono “mostri”. In più, per un attimo, vengono scardinate le convenzioni da favola nera, e i continui pellegrinaggi al cimitero puntano sulla solitudine, sull’elaborazione del lutto.

 

Nella seconda metà però Non mi uccidere sembra essere meno “libero”. L’immaginario di riferimento prende il sopravvento, affiorano i luoghi comuni, risvolti narrativi già abbondantemente visti, e alcuni personaggi spariscono troppo in fretta. Interessante comunque la voglia di rendere l’incubo feroce, molto sensuale, peccato che al film manchi quell’originalità che sembrava promettere nella prima parte.

Il punto di forza è la colonna sonora, capace di mescolare diverse musicalità. Si inizia con Blinding Lights dei The Weeknd a tutto volume, per arrivare a The Nightingale cantata da Julee Cruise, che ci riporta a I segreti di Twin Peaks, e ai pezzi adattati dal regista stesso e da Andrea Farri. Tratto dall’omonimo romanzo di Chiara Palazzolo, Non mi uccidere è in ogni caso un progetto da sostenere, che spicca positivamente in un panorama poco variegato come quello che si sviluppa sui nostri schermi.

Disponibile su Apple Tv app, Amazon Prime Video, Youtube, Google Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV e per il noleggio su Sky Primafila e Infinity.