In una distopica società alternativa tutte le malattie sono curabili grazie a una svolta della scienza medica, che ha portato l'aspettativa di vita oltre i cento anni. Il sottaciuto compromesso prevede esseri umani privilegiati a discapito di altri, creati soltanto per essere usati e che vivono separati dalla comunità. Privi di futuro, i giovani Kathy (Carey Mulligan), Ruth (Keira Knightley) e Tommy (Andrew Garfield), legatissimi in un triangolo d'amore e amicizia dai tempi del collegio in cui sono cresciuti, sono una riserva vivente di organi, donatori da terminare al terzo espianto, cloni. Eppure non rinunciano alla speranza, né ai sentimenti.
Tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore nippo-britannico Kazuo Ishiguro, Non lasciarmi trasforma in realtà l'inaccettabile tabù della schiavitù: la forma è scientifica, razionale, ma le giustificazioni, che girano attorno alla convenienza e al possesso o meno dell'anima da parte dei cloni, sono vetuste come l'odioso commercio triangolare dei tempi andati. Romanek non si preoccupa dell'empatia, e col suo approccio descrittivo/documentaristico diluisce non poco le ottime prove del miglior cast possibile. Alla fine molte domande restano prive di risposta, ma non è detto che sia un male.