Separati da poco tempo, Laura (Laura Morante) e Franco (Alessio Boni) sono sempre in conflitto. Lui vorrebbe farsi affidare il figlio di nove anni, Luca (Marco Ragno) - che interagisce con un doppio immaginario (Andrea Ragno) caratterialmente opposto a lui -puntando sulla precedente relazione extramatrimoniale della moglie. Lei, ufficialmente disoccupata, lavora segretamente in una Hot Line per far fronte alle spese quotidiane. E proprio un misterioso cliente (Cesare Adolfo Bocci) inizierà a tormentarla, dimostrando di conoscere molte cose della sua vita privata e manifestando un insano interesse verso i bambini.
Con l'intento di descrivere le conseguenze che possono scaturire da odio e paura, da conflitti ed egoismo, Angelo Longoni - che si assicura un'apparizione come psicologo (?) ad inizio e fine racconto - scrive (con Massimo Sgorbani) e dirige questo pasticciato giallo/thriller soffermandosi su un microcosmo in disgregazione, quello della famiglia sfasciata, per dimostrare come - nella società odierna - le nostre fobie possono distorcere il senso reale delle cose. Non aver paura, questo il titolo della pellicola, fallisce però nei suoi intenti: caricato oltremisura nel tratteggio dei personaggi - i duetti dei piccoli gemelli Ragno ricordano, senza volerlo, la psicopatia dei "fratelli Riccio" nel Dorme di Eros Puglielli, Laura Morante non riesce a levarsi di dosso il "Muccino imprinting", Alessio Boni  è visibilmente fuori parte - e sovrabbondante nell'inserimento di sottosviluppi narrativi (il colpo di scena finale, per esempio, è a dir poco dozzinale), il film si fa schiacciare dalle sue stesse pretese. Qualche interessante atmosfera, ma onestamente se ne può davvero fare a meno.