E' giunta l'ora della redenzione per il boss afroamericano King David (il rapper/attore DMX), deciso a far ritorno nella sua città d'origine per rimettere in ordine alcune pendenze e, se possibile, la sua vita. Troverà invece la morte, unica soluzione possibile per la vendetta del giovane Mike (Michael Ealy), anni prima testimone dell'uccisione della madre. Prima di spirare, però, King David lascerà un buon numero di audiocassette nelle mani di Paul (David Arquette), giornalista intervenuto per soccorrerlo. Da quel momento, la sua passata esistenza potrà essere raccontata. Sette volte direttore della fotografia per Spike Lee, già regista di una decina fra lungometraggi e serial televisivi, Ernest Dickerson porta sullo schermo il romanzo omonimo di Donald Goines, autore di strada che scrisse questo Never Die Alone poco prima di morire, nel 1974. Interessante per alcuni aspetti (una cupezza e una "sporcizia" di fondo abbastanza evocativa), dozzinale per altri (come il continuo riproporre frasi epocali e d'effetto), l'adattamento curato da James Gibson non regala particolari sussulti, fallendo completamente per quello che riguarda l'adesione emotiva al personaggio: il gangster protagonista, del quale lo spettatore conoscerà à rebour difetti e (in numero inferiore) virtù, non riuscirà mai a coinvolgere del tutto, né in senso negativo né, tanto meno, in senso positivo. Fra le caratteristiche più evidenti del suo interprete, comunque, la spaventosa somiglianza con l'ex centravanti del Milan, il liberiano George Weah.