L'ondata di nostalgia per gli anni '80 che il cinema americano sta attraversando non poteva non coinvolgere uno dei grandi cineasti di allora, Walter Hill.

Il regista torna infatti con un thriller girato, recitato e montato secondo le direttive estetiche del cinema d'azione di trent'anni fa. Basato su un'idea capace di sviluppare non una storia ma soltanto un debole canovaccio, Nemesi vede il killer Frank Kitchen cadere vittima di un'imboscata. Al suo risveglio dopo un intervento chirurgico l'assassino prezzolato scopre di essere stato trasformato in una donna. Il piano per vendicarsi di chi lo ha tradito e… “cambiato” scatterà fulmineo, accompagnato ovviamente da una valanga di pallottole.

Lo sforzo di sospensione della credibilità necessario per entrare in questo tipo di produzioni stavolta è davvero troppo grande. Revenger dimostra purtroppo che Hill non ha saputo adeguarsi a ciò che il cinema di genere oggi richiede. Il che avrebbe anche potuto essere un pregio, se non fosse che il suo film a livello narrativo è risibile.

 

Non lo aiuta a risollevarne le sorti anche una monocorde protagonista Michelle Rodriguez, mentre la solita Sigourney Weaver si dimostra sempre capace di bucare lo schermo. Meglio ricordare Walter Hill per i suoi capolavori passati.